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Campionato di calcio Serie A stagione 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:18
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12/03/2018 00:06

Bologna-Atalanta 0-1: De Roon riporta
i bergamaschi in zona Europa League

Primo tempo ricco di emozioni.
Nella ripresa è l'olandese a sbloccare la partita
quando mancano 7 minuti alla fine della partita



L'Atalanta domina a Bologna e vince meritatamente anche se segna il gol decisivo solo a pochi minuti dalla fine. Non c'è stata partita, i nerazzurri hanno gestito la gara dall'inizio e solo per un clamoroso errore di Gomez non sono andati in vantaggio nel primo tempo. Il successo consente a Gasperini di tenere vivo il sogno europeo, mentre Donadoni è uscito dal campo tra i fischi dei suoi tifosi.

PRIMO TEMPO — La partenza della gara è piuttosto lenta, il Bologna cerca invano spazi nei quali scatenare la velocità di Verdi e Di Francesco mentre l'Atalanta prova ad aggirare gli avversari ma il giropalla è prevedibile. Le occasioni non solo per segnare ma anche per tirare sono poche anche perché manca la precisione negli ultimi trenta metri. Al 25' Verdi lancia Donsah in contropiede ma il cross è completamente sbagliato. Dzemaili si scontra con De Roon ed è costretto a uscire sostituito da Nagy mentre l'olandese torna in campo con una vistosa benda sulla testa. Al 33' un tiro di Donsah viene ribattuto e dalla respinta nasce la più grande azione da gol del primo tempo: Gomez parte dalla propria trequarti con la palla al piede ma arrivato davanti a Mirante, invece di tirare o dribblare il portiere, sceglie in modo incomprensibile di appoggiare a Castagne che però viene anticipato dallo stesso Donsah. Al 40' ancora Gomez manca la porta dopo un contropiede generato da Freuler e ben gestito da Cristante: il Papu dal limite calcia fuori di poco. In pieno recupero l'Atalanta assedia il Bologna che passa gli ultimi due minuti nella propria area. Il tiro di Masiello, che chiude il primo tempo, viene respinto da Pulgar.

SECONDO TEMPO — Anche nella ripresa il copione non cambia: l'Atalanta gioca, il Bologna prova solo a ripartire. Ma l'imprecisione impedisce ai nerazzurri di concretizzare. Tirano fuori Spinazzola, Cristante e Freuler. Gasperini cambia l'attacco inserendo Cornelius (per Petagna, bravo), Ilicic (per Gomez, deludente) e Barrow (per Cristante, alterno). Il gol arriva al 38' quando Ilicic da destra trova De Roon al limite dell'area: l'olandese batte Mirante con un preciso interno destro. Negli ultimi minuti l'Atalanta potrebbe dilagare: Mirante è bravissimo su Ilicic, Cornelius e Toloi. Per i rossoblù a nulla serve l'inserimento di Destro al posto di Avenatti. Applausi per l'Atalanta, fischi per il Bologna.

G.B.Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:09

Serie A, Cagliari-Lazio 2-2.
Immobile di tacco risponde a Pavoletti e Barella

La squadra di Inzaghi si salva allo scadere con una magia
di tacco di Immobile, pareggiando una partita che sembrava compromessa.
Per il Cagliari gol di Pavoletti e Barella



Una perla di Immobile a una manciata di secondi dal termine salva la Lazio e fa sfumare per il Cagliari una vittoria che sarebbe stata preziosissima in chiave salvezza. Un 2-2 rocambolesco, al termine di una partita non bella (ma da emozioni forti all'inizio per il tributo che il pubblico dedica a Davide Astori). Risultato tutto sommato giusto per quello che si è visto in campo, anche se per i padroni di casa resta l'amaro in bocca per successo che avevano costruito con pazienza e abnegazione e che è svanito proprio sul filo di lana quando ormai sembrava fatta.

LAZIO PIGRA — Immobile (34° gol stagionale, record di Chinaglia eguagliato, questo forse il più bello di tutti, con un colpo di tacco su cross di Anderson) salva la sua squadra, ma non la assolve da una prestazione molto al di sotto dello standard abituale. La squadra di Inzaghi è comprensibilmente stanca (da due mesi è impegnata ogni tre giorni), ma non fa nulla per destarsi dal suo torpore. Tanto nella prima mezzora quanto in quella iniziale della ripresa i biancocelesti fanno uno sterile possesso palla senza quasi mai farsi vivi dalle parti di Cragno. A svegliarli, tanto nella prima quanto nella seconda frazione, sono i gol che subisce dal Cagliari. Quello di Pavoletti al 26' del primo tempo (bravo nel tap-in dopo il colpo di testa di Han deviato sulla traversa da Strakosha) funge da chiamata alle armi. Il pari arriva dieci minuti dopo grazie all'autogol di Ceppitelli che beffa Cragno nel tentativo di anticipare Leiva sul traversone di Luis Alberto (in precedenza Immobile aveva protestato tanto per un intervento in area di Barella nei suoi confronti giudicato regolare dall'arbitro Guida).

CAGLIARI SFORTUNATO — Ma poi, dopo l'intervallo, gli uomini di Inzaghi tornano a ruminare calcio. Merito, va sottolineato, anche di un Cagliari concentratissimo e capace di spegnere sul nascere le trame offensive dei biancocelesti. E bravo anche a capitalizzare al massimo le occasioni che arrivano. Su una di queste Pavoletti è abile a infilarsi tra Luiz Felipe e Strakosha costringendo il primo a un intervento che Guida giudica da rigore. Ma solo dopo aver consultato la Var (l'arbitro aveva fatto proseguire il gioco). La trasformazione di Barella mette altra benzina nelle gambe dei padroni di casa, ma - come nel primo tempo - risveglia la Lazio. Che si rianima anche grazie ai cambi di Inzaghi, che getta dentro prima Milinkovic e Anderson (tenuti inizialmente a riposo per esigenze di turn over) e poi nel finale pure Nani. È proprio il portoghese, in pieno recupero, a sfiorare il 2-2, che poi realizza Immobile a un fiato dal gong con un colpo di tacco incredibile.

Stefano Cieri

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:13

Crotone-Sampdoria 4-1: Trotta doppietta,
gol di Stoian, Zapata e autogol di Viviano

Zenga torna a vincere dopo 5 gare di astinenza:
fondamentale la prima doppietta in A del centravanti,
ma i calabresi sono stati quasi perfetti.
Giampaolo continua a faticare in trasferta:
quarta sconfitta nelle ultime 5 uscite


Più aggressivo, più cinico, più tutto. Il Crotone viaggia spedito sul trenino della salvezza, lasciando tutti i rimpianti alla Samp. Che esce dalla "battaglia" dello Scida piena di graffi e gol al passivo: ne prende ben quattro dai rossoblù, in fondo ad un match mai in discussione. I blucerchiati confermano il loro trend negativo in casa delle piccole (pari a Verona e k.o. a Benevento) e sono costretti a frenare bruscamente lungo il sentiero minato dell’Europa. Onore salvo grazie al gol di Zapata nella ripresa, ma il 4-1 incassato in Calabria deve far riflettere a lungo i liguri.


TRAVOLGENTI — Crotone d’acciaio, si diceva. Calabresi in vantaggio al 6’ con Trotta, già vicino al gol 1’ prima (deviazione decisiva di Viviano): l’attaccante scarica un sinistro potente e preciso a fil di palo, sugli sviluppi di un angolo da sinistra battuto da Ricci (pallone leggermente sfiorato da Ceccherini). La Samp accusa e fatica a riprendersi: il colpo del k.o. è nell’aria e si materializza al 21’ su calcio di rigore (confermato dalla Var), decretato da Mazzoleni per una spinta di Sala a Nalini in area. Dal dischetto Trotta si fa respingere il tiro da Viviano, ma Stoian non sbaglia sulla ribattuta e insacca il 2-0. I blucerchiati escono di scena troppo presto e nemmeno l’ingresso in campo di Zapata li rivitalizza. Arriva così anche il tris di Trotta (tap in vincente su un’altra respinta di Viviano su siluro di Benali, gol convalidato dopo 2’ minuti di consulto col Var Abisso e l’iniziale annullamento per presunto fuorigioco dello stesso Trotta), dopo il quale il presidente della Samp Ferrero lascia momentaneamente la tribuna dello Scida visibilmente amareggiato per il peggior primo tempo blucerchiato degli ultimi anni.

CONTROPIEDE — Crotone controvento e in contropiede nella ripresa. E all’8’ Nalini, peccando d’egoismo, fallisce l’occasione per il 4-0 ignorando Benali e Ricci soli dall’altro lato e pronti a colpire a rete. La Samp si risveglia dal lungo torpore solo al 20’, quando Quagliarella scarica un destro potente ma centrale su cui è reattivo Cordaz. Gli ospiti trovano poi il gol 5’ dopo sfruttando le doti fisiche di Zapata, abile a girarsi in area e ad infilzare Cordaz con un sinistro micidiale. Partita riaperta? Macché. I padroni di casa resistono alla pressione degli ospiti e chiudono il match al 40’ per effetto del clamoroso autogol di Viviano, che si scontra con Silvestre nel momento in cui il difensore cerca di rinviare il pallone respingendo la sfera nella propria porta (dopo che Simy in contropiede aveva colpito il palo con un destro ad incrociare). Avanti Crotone, giù la testa Samp.

Alessio D'Urso

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:16

Juventus-Udinese 2-0: Dybala, super doppietta

Una doppietta della Joya spiana la strada ai bianconeri,
che sbagliano anche un rigore ceduto dallo stesso Paulo a Higuain



Ha un che di londinese il cielo grigio sopra Torino: Paulo Dybala lo osserva prima di incastonare una gemma mancina su punizione. E alza gli occhi anche dopo aver graffiato con un tocco svelto di destro. Di fronte aveva l’Udinese, ma è come se proseguisse sulla stessa onda dalla notte di Wembley: una doppietta che allunga la magia del gol-qualificazione in casa del Tottenham. La Joya, in condizione strepitosa e impegnato a tutto campo, non sembra uno alla terza partita intera dopo un lungo stop. Per questo la Juventus si consegna a lui e alla ritrovata sintonia con Higuain: sì, è di nuovo nitido il segnale di ricezione in HD. Così, dopo il 2-0 ai deludenti friulani di Oddo, il Napoli (fermato sullo 0-0 a San Siro in serata) è superato e mercoledì contro l’Atalanta c'è la possibilità di portarsi a +4.

LE FORMAZIONI — Troppe le energie spese nel frullatore di Londra, necessario riprendere fiato soprattutto in mezzo: per questo riposano Matuidi e Pjanic ed ecco al loro posto Sturaro e Marchisio, per una mediana più muscolare e meno cerebrale del solito. Contrariamente alle indicazioni della vigilia, Mandzukic, reduce da affaticamento, non parte dall’inizio e il tris creativo davanti è lo stesso anti-Tottenham: Dybala-Higuain-Douglas. A dirla tutta, la Joya fa più il dieci e, alle spalle del Pipita, si muove sulle punte per cercare la giusta imbucata, mentre il brasiliano si scatena più largo a destra. Con questo scacchiere, quasi un 4-2-3-1, è saggiamente elastica la posizione di Sturaro, abile a mordere Barak in fase difensiva ed esterno d’attacco quando c’è da offendere. Oddo, invece, deve fare scelte obbligate in difesa e nel 3-5-2 schiera come centrali Nuytinck, Angella e Samir. Maxi Lopez, invece, vince il ballottaggio con Perica e si posiziona in attacco insieme a Jankto. Proprio il ceco, protetto di Nedved, fa ammonire Chiellini a pochi secondi dal via e sulla punizione laterale di Adnan servono le antenne dritte di Szcesny. All’inizio, i friulani sono ordinati e pure propositivi, ma è solo una illusione: col tempo i mancini della Juve iniziano la loro corrispondenza di amorosi sensi. Responsabilità anche di Oddo che non accorcia quanto servirebbe sugli uomini di maggior classe in campo: giusto o sbagliato che sia, il tecnico friulano parte con l’idea di giocarsela.

SENTENZA JOYA — In ogni caso, è una bellezza per gli occhi veder duettare di fino Dybala e Douglas Costa, anche se è il Pipita a prendersi la punizione spacca-partita su anticipo sbagliato di Angella: la Joya, poi, è la solita sentenza col calcio da fermo tagliato che plana sopra la barriera e si accomoda sotto all’incrocio. È poi lo stesso Dybala a procurarsi un calcio di rigore (ancora una volta disattenzione di Angella) e a cederlo al compare di attacco, nonostante indicazione diversa dalla panchina. Ma qui la maledizione prosegue: l’ultima volta, nella stessa porta, Higuain aveva timbrato la traversa con uno strano tiro rabbioso, adesso il Pipita cerca l’angolo e Bizzarri si distende e lo neutralizza. La scelta di far calciare Gonzalo, però, non piace ad Allegri, furibondo prima e dopo il penalty.

ONDA GIUSTA — Nel secondo tempo Higuain si fa subito perdonare con una di quelle giocate che lo rendono uno dei centravanti più completi in circolazione: controllo spalle alla porta, difesa robusta del pallone e cioccolatino per liberare il compagno. Il regalo lo scarta Dybala che trova così la prima doppietta dal nuovo anno: la sensazione del bis gli mancava dall’ultima del 2017 a Verona. In ogni caso, è la connessione argentina a far sussultare lo Stadium: molti dei destini futuri passeranno, infatti, dalla buona vena dei suoi gioielli davanti. Se in più si aggiungono gli strappi brutali di Douglas Costa, il corredo è completo: dopo uno scatto della zanzara brasiliana, ad esempio, è Matuidi a sfiorare il gol in allungo sul cross del Pipita. Su un altro scatto, Dybala scarica un gran sinistro: se non fosse per il miracolo di Bizzarri, la Joya si porterebbe a casa il pallone. Niente di particolarmente grave per Oddo, che avrà pure smarrito l’incredibile vena degli esordi friulani, ma che ha comunque mezzali di qualità come Barak e Fofana e buoni esterni nel duo Widmer-Adnan. Stavolta hanno sofferto tutti contro avversari di taglia superiore, al punto che quasi mai l’Udinese si è resa pericolosa in zona Szczesny (appena un tiro di Balic nel secondo tempo). Al contrario la Juve surfa che è un piacere: oltre ogni fatica, cavalca da Wembley l’onda giusta, quella che piace a Dybala.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:19

Sassuolo-Spal 1-1: segnano Antenucci e Babacar su rigore

Antenucci lancia gli ospiti, rimedia Babacar dal dischetto.
Poi Politano sbaglia un altro rigore. Un punto che serve più a Semplici che a Iachini



La sfida salvezza si chiude con un pareggio che serve più alla Spal che al Sassuolo, ancora in piena crisi: questa è la nona partita senza vittorie. Ma è un piccolo passo avanti, almeno sul piano del gioco, per la squadra di Iachini, che ha molto da rimproverarsi, a cominciare dal rigore sbagliato.

GRAZIE VAR — La partita si accende dopo quasi una mezz’ora di nulla. Si vede solo possesso palla della Spal, mentre il Sassuolo pensa a difendersi. Minuto 27: ottima imbucata di Schiattarella per Antenucci, che fa un paio di passi e tira. Il pallone finisce sotto le gambe di Consigli e va in rete. Il Sassuolo non ha il tempo di accusare il colpo, perché trova il pari quasi subito: cross di Politano, mani di Lazzari al limite dell’area, l’arbitro Doveri non ha dubbi e fischia il rigore: segna Babacar. E si riparte da zero, con le squadre che finalmente decidono di osare. L’ex Kurtic da fuori, Paloschi non ci arriva. Poi è la Spal a protestare per un tocco di Acerbi: l’arbitro consulta la Var. Non è mano, il pallone finisce sul torace del difensore. Ma è il destino che sia la video assistenza a essere protagonista: tocco di Lirola, c’è un netto fallo di mano di Grassi in area, i giocatori del Sassuolo urlano all’arbitro, Doveri fa proseguire l’azione. Contropiede della Spal, pallone fuori. Intanto il Var Mariani avverte Doveri. Che cambia idea e fischia il rigore: sul dischetto va Politano (perché non Babacar?) che si fa parare il tiro. Nel recupero un supplemento di emozioni: gran parata di Meret su Magnanelli e traversa di Ragusa.

MEGLIO IL SASSUOLO — Nel secondo tempo, il Sassuolo continua a fare la partita, anche se con poca lucidità, mentre la Spal aspetta per ripartire. Iachini mette una punta in più (Matri) e passa al 4-4-2, ma non serve a dare la svolta alla partita. Le due squadre, ora appaiate a 24 punti, decidono che non è il caso di prendersi rischi. Nel recupero dubbi su un contatto nell’area del Sassuolo tra Grassi e Adjapong. Ma la Var aveva già dato e Doveri non interviene. Finisce con un pari che va più stresso a Iachini.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:22

Genoa-Milan 0-1, André Silva regala la vittoria allo scadere

I rossoneri dominano nel primo tempo e per buona parte del secondo ma trovano il gol vittoria solo al 94'.
Ora la Champions diventa un obiettivo alla portata



André Silva fa sognare il Milan. Il gol del portoghese che affonda il Genoa arriva solo al 94' e fa esultare i tifosi rossoneri che si erano già rassegnati a un pareggio dopo aver largamente dominato il match. La legge casalinga della squadra di Ballardini stavolta non funziona. Il Milan che doveva rifarsi dal k.o. di coppa contro l’Arsenal e dimostrare a Gattuso di essere cresciuto anche in questo aspetto invece sì: prima depresso per le sconfitte, ora battagliero e vincente. Il Genoa aveva vinto in casa tre delle ultime quattro, e due erano state contro Lazio e Inter. Sapendolo, e consultando i dati del dopo Europa League, Gattuso aveva optato per un paio di cambi: Borini per Calabria e Kalinic per Cutrone a centro area. Quella rossoblù era invece affidata a Pandev e Galabinov.

COMANDO — La partita di giovedì, contrariamente a quanto si poteva pensare, non ha lasciato le gambe pesanti al Milan che parte sprint, o almeno in comando. Il Genoa si è affida più al contropiede e al gioco di rimessa. Il primo tentativo è con il piatto – alto – di Bonaventura. Bassa e angolata è invece la conclusione di Kalinic, su cui balza Perin a salvare la porta. Pandev e Galabinov combinano in contropiede ma se c’è pericolo, c’è anche Bonucci a chiudere. Il gioco però è quello che è, dunque non resta che affidarsi ai calci piazzati: la punizione di Calhanoglu, ex mago di Leverkusen, è però centrale su Perin. Su angolo tocca invece al Genoa: il colpo di testa di Spolli finisce a lato. Su un’altra azione di corner c’è il gol annullato al Milan per fuorigioco di Bonaventura (e Kessie): la Var conferma.

VAR BIS — La ripresa si annuncia subito più viva – Pandev tiro centrale – e la sensazione si materializza sul gol di Rigoni annullato dalla Var. Ancora azione di calcio da fermo, batte la punizione Hiljemark dalla sinistra su cui trova la deviazione che si infila alle spalle di Donnarumma: il tocco però è in fuorigioco. Il Genoa potrebbe passare davvero con Zukanovic che non inquadra da due passi. Rino ci prova con Cutrone al posto di Kalinic (più tardi anche con André Silva) con l’intento di avere un centravanti ancora più coinvolto nella manovra d’attacco, che latita: le conclusioni di Bonaventura e Rodriguez sono più iniziative personali. Diverso è il caso della manovra organizzata da Suso e Kessie che porta Jesus alla conclusione: a lato. Più tardi ci proverà anche Franck: parato. Anche Ballardini cambia i suoi attaccanti scegliendo Lapadula e Omeonga: cambia pochissimo e i pericoli creati lo stesso. Fino all’ultimo secondo quando Silva trova la deviazione vincente su cross di Suso. E il Milan avanza.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:25

Inter-Napoli 0-0: Sarri perde la vetta, adesso comanda la Juve

Gara equilibrata al Meazza:
la migliore occasione è dei nerazzurri, che colpiscono il palo con Skriniar di testa nel secondo tempo



Supplementari e rigori. Fosse stata una doppia sfida di Champions, servirebbero: 180 minuti fra Inter e Napoli, due 0-0. Per l’Inter è un mezzo successo, perché la Champions è l’obiettivo (a cui resta attaccata) e il rivale è superiore, come racconta la classifica. Per il Napoli è una mezza sconfitta, perché interessa solo il campionato e lì la Juve ha ufficialmente sorpassato, anche con una gara da recuperare.

BILANCI — Anche a livello di prestazioni, non sono segnali incoraggianti per Sarri. Per carità, i suoi giocano, come sempre, ma sembrano aver lasciato per strada qualcosa a livello di brillantezza e concretezza. Spalletti blocca gli azzurri come all’andata e anche stavolta non si vedono contromisure. Come succedeva talvolta la scorsa stagione: un baco nel sistema che sembrava debellato. Fronte Inter, invece sono passi in avanti importanti, rispetto ai dolori degli ultimi tempi: squadra compatta, attenta, anche intensa. Crea persino le occasioni migliori: nella ripresa qualcosa concede, ma ci mancherebbe. Miranda e Skriniar sono monumentali. E persino il loggione di San Siro non può dire nulla a Brozovic mediano. Prossimo passo: recuperare Perisic (male) e servire Icardi (mai visto). L’Inter si conferma più a suo agio nei momenti di guerra con le superpotenze che nel gestire l’ordinaria amministrazione “di pace”.

QUI INTER — Il centrocampo era il settore apparso più in difficoltà nel lungo inverno interista, e alla fine Spalletti lo cambia: i due ex-viola vanno in panchina, Rafinha fa il rifinitore e primo uomo-pressing, Gagliardini viene rispolverato, intercettando più di un pallone (e anche la tibia di Mertens al 38’), Brozovic lo affianca, con diligenza e pochi svolazzi. Il piano interista è chiaro: far ingolosire il Napoli, saltare il primo pressing e andare in verticale. L’audace colpo rischia di riuscire una sola volta nel primo tempo, con Candreva lanciato da Rafinha e diagonale di poco largo, ma è anche l’occasione migliore di tutto il primo tempo, su entrambi i fronti. Il palo di Skriniar, di testa, a inizio ripresa (punizione di Cancelo, ormai un punto di forza) sarà la cosa più vicina al gol di tutto il match, a conferma che, come all’andata, la squadra di Spalletti non “ruba” il punto, nonostante i dati sul possesso palla.

QUI NAPOLI — Il Napoli si esibisce a lungo in un torello a tutto campo a cui manca però la consueta fase in cui l’avversario, intontito, viene colpito da due affondi letali. Merito dell’Inter, forse, che non si sfilaccia e non perde le distanze, colpa di una serata non “scintillante” di Insigne e Mertens, che mancano sempre l’ultimo passaggio, l’ultimo dribbling o meglio l’ultima scelta. In tutto quei due mettono insieme tre occasioni (due tiri a lato, uno scavetto alto, tutti nella ripresa) che per le abitudini della casa sono pochino. Alla fine Handanovic non fa vere parate, i centrocampisti si inseriscono poco, gli juventini rischiano di allontanarsi. Ma è lunga, e le sfide all’Inter (4 punti lasciati), sono finite.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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12/03/2018 00:31

SERIE A 2017/2018 28ª Giornata (9ª di Ritorno)

09/03/2018
Roma - Torino 3-0
10/03/2018
Hellas Verona - Chievo 1-0
11/03/2018
Fiorentina - Benevento 1-0
Bologna - Atalanta 0-1
Cagliari - Lazio 2-2
Crotone - Sampdoria 4-1
Juventus - Udinese 2-0
Sassuolo - Spal 1-1
Genoa - Milan 0-1
Inter - Napoli 0-0

Classifica
1) Juventus(*) punti 71;
2) Napoli punti 70;
3) Roma punti 56;
4) Lazio punti 53;
5) Inter(*) punti 52;
6) Milan(*) punti 47;
7) Sampdoria(*) punti 44;
8) Atalanta(**) punti 41;
9) Fiorentina(*) punti 38;
10) Torino(*) punti 36;
11) Udinese(*) e Bologna punti 33;
13) Genoa(*) punti 30;
14) Cagliari(*) punti 26;
15) Chievo(*) punti 25;
16) Crotone(*), Spal e Sassuolo(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(rinv.) Serie A ferma per lutto dopo la notizia della morte improvvisa del capitano della Fiorentina Davide Astori.
(*) Benevento, Cagliari, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Fiorentina, Genoa, e Juventus, Milan, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese una partita in meno.
(**) Atalanta due partite in meno.

(gazzetta.it)
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14/03/2018 16:36

È morto Luigi Necco: volto di 90° minuto:
raccontò gli scudetti del Napoli di Maradona

Il popolare giornalista sportivo avrebbe compiuto 84 anni il prossimo 8 maggio


Lutto nel mondo del giornalismo e del calcio: è morto all'ospedale Cardarelli di Napoli, per una grave insufficienza respiratoria, Luigi Necco, il popolare giornalista napoletano volto storico di 90° minuto. Avrebbe compiuto 84 anni a maggio. Necco raccontò gli scudetti del Napoli di Maradona, storici i suoi collegamenti dallo stadio San Paolo, nelle telecronache fu lui a inventare l'espressione "Milano chiama, Napoli risponde".


MUNDIAL 1986 — A Messico 1986 quando Maradona segnò un gol con la mano all’Inghilterra Necco gli disse a mo' di battuta: "La mano de Dios o la cabeza de Maradona". E il Pibe de Oro rispose "Tutte e due". Dopo 90' minuto, la sua carriera continuò a "Mi manda Raitre" e a Mediaset dove si è occupato delle dirette dai campi per "Buona Domenica".

L'ATTENTATO — Il 29 novembre 1981, Necco fu vittima di un attentato: gambizzato in un ristorante di Avellino. A sparare tre uomini inviati a Vincenzo Casillo 'O Nirone, luogotenente del boss della camorra Raffaele Cutolo. Pochi mesi prima il giornalista a 90° minuto aveva parlato dell’incontro fra il presidente dell’Avellino Antonio Sibilia, accompagnato dal calciatore brasiliano Juary, con lo stesso Cutolo, in una delle udienze del processo al boss. Durante una pausa dell’udienza Sibilia saluta il boss con tre baci sulla guancia e fa consegnare dal calciatore medaglia d’oro con dedica "A Raffaele Cutolo dall’Avellino calcio". In seguito Sibilia dichiarò:"Cutolo è un supertifoso dell’Avellino; il dono della medaglia non è una mia iniziativa, è una decisione adottata dal consiglio di amministrazione".

IL CORDOGLIO DEL NAPOLI — "Il presidente Aurelio De Laurentiis, i dirigenti, lo staff tecnico, la squadra e tutta la SSC Napoli si uniscono al dolore della famiglia ed esprimono profondo cordoglio per la morte di Luigi Necco, figura storica del giornalismo e volto di spicco della Rai", il cordoglio del club azzurro che, sul proprio sito internet aggiunge: "Necco ha raccontato per decenni le gesta sportive del Napoli con un garbo, eleganza, professionalità, passione e sempre con uno sguardo ironico e sorridente che ha reso il suo stile unico e inimitabile".

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/03/2018 20:38

Juventus-Atalanta 2-0:
gol di Higuain e Matuidi,
espulso Mancini nel finale

Uno strepitoso Douglas regala al Pipita il vantaggio,
poi i bianconeri sprecano alcune occasioni prima del raddoppio,
che arriva nel finale subito dopo il rosso a Mancini


E meno male che non stava benissimo, altrimenti chissà che cosa avrebbe combinato. Nella Juventus che batte l'Atalanta (2-0) nel recupero della gara rinviata per neve, brilla soprattutto la stella di Gonzalo Higuain: Allegri non lo risparmia nonostante la caviglia di nuovo malconcia (botta presa contro l'Udinese sulla parte già malandata) e lui si sdoppia: gol di destro e poi assist per il raddoppio di Matuidi. Non sarà una fuga, ma una fughetta sì: +4 sul Napoli, con lo scontro diretto da giocare in casa. Atalanta ben messa e volenterosa, che però chiude con zero tiri nello specchio.

LA PEPITA DEL PIPITA — Allegri non risparmia nessuno degli attaccanti: tutti dentro, Douglas Costa, Dybala, Mandzukic e il Pipita, a centrocampo rifiata Khedira ma Pjanic e Matuidi ci sono. In pratica a parte il tedesco e Alex Sandro (affaticato e in panchina) è la formazione titolare. E' il Pipita a regalare la prima gioia, dopo quasi mezzora di scarso spettacolo: palla rubata dal numero nove in un contrasto e servita a Douglas Costa, fuga del brasiliano (che va al doppio della velocità degli altri), apertura per Higuain che fa 1-0 con un diagonale di destro. Prima la Juventus si era fatta vedere con un cross di Lichtsteiner (Pipita anticipato) e un sinistro di Matuidi su angolo di Pjanic, con salvataggio in angolo di Palomino. Per l'Atalanta, che si presenta senza Caldara, Spinazzola e Petagna (tutti in panchina) ma con Gomez, in zona gol solo un tiraccio di Ilicic e un colpo di testa fuori bersaglio di Palomino. La Signora invece dopo la rete prende coraggio: prima timida e bloccata dal tatticismo della Dea e dal 3-4-2-1 molto mobile di Gasperini, poi sempre più spavalda. Higuain è il più in forma di tutti e va vicino alla doppietta con un tiro potente ma fuori.

HIGUAIN ASSISTMAN — Nella ripresa è subito Juve, con un sinistro di Dybala bloccato da Berisha, ma poi l'Atalanta cresce e guadagna metri: pericolosa la punizione di Ilicic, respinta da Chiellini. Nel frattempo Allegri toglie Lichtsteiner per De Sciglio, mentre Gasperini inserisce Spinazzola. Higuain è in serata di grazia ma la Signora non ne approfitta: dà una palla d'oro per Douglas, che potrebbe chiudere la partita ma il suo diagonale scheggia il palo. Bianconeri che ci riprovano pochi minuti dopo prima con Dybala (murato) e poi nella stessa azione con Pjanic (non in vena, come Mandzukic), che tira fuori. Gasp prova a recuperare la partita col doppio centravanti (dentro pure Cornelius e vai col 3-4-3), Allegri risparmia un quarto d'ora a Douglas Costa mettendo Barzagli. Ma è da una cavalcata di Chiellini che arriva una buona punizione (che Pjanic calcia sulla barriera) e il rosso per Mancini (doppia ammonizione). Poco dopo c'è il raddoppio: bella palla di De Sciglio, cross di Dybala, numero di Higuain e tiro a giro di Matuidi. In occasione del gol mini rissa tra Benatia e De Roon, tutti e due ammoniti. Lo juventino è costretto a cambiarsi la maglia, strappata dall’avversario, e si lamenta parecchio con Allegri, che lo rimprovera con foga. In ogni caso è due a zero al 36' e partita chiusa, con la curva bianconera che canta: la capolista se ne va.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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15/03/2018 21:02

14/03/2018

SERIE A 2017/2018 Recupero 26ª Giornata (7ª di Ritorno)
Juventus - Atalanta 3-0

Classifica
1) Juventus punti 74;
2) Napoli punti 70;
3) Roma punti 56;
4) Lazio punti 53;
5) Inter(*) punti 52;
6) Milan(*) punti 47;
7) Sampdoria(*) punti 44;
8) Atalanta(*) punti 41;
9) Fiorentina(*) punti 38;
10) Torino(*) punti 36;
11) Udinese(*) e Bologna punti 33;
13) Genoa(*) punti 30;
14) Cagliari(*) punti 26;
15) Chievo(*) punti 25;
16) Crotone(*), Spal e Sassuolo(*) punti 24;
19) Hellas Verona(*) punti 22;
20) Benevento(*) punti 10.

(*) Atalanta, Benevento, Cagliari, Chievo, Crotone, Hellas Verona, Inter, Fiorentina, Genoa, Milan, Sampdoria, Sassuolo, Torino e Udinese una partita in meno.

(gazzetta.it)
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17/03/2018 23:23

Serie A, 29ª giornata: Udinese-Sassuolo 1-2.
Gli emiliani vincono dopo quasi 3 mesi

Un autogol di Adnan e un lampo di Sensi a metà ripresa regalano
i tre punti ai neroverdi, che non vincevano dal 23 dicembre.
Per Iachini boccata d'ossigeno in chiave salvezza



Il Sassuolo centra una preziosissima vittoria a Udine: la salvezza adesso è più vicina. La squadra di Oddo, invece, conferma di vivere un periodo di crisi e anche se la permanenza in Serie A non è in discussione serve una scossa per evitare che l'ultima parte della stagione diventi un calvario.

PRIMO TEMPO — Le due squadre si presentano con schieramenti speculari: difesa a tre, mezzali che spingono, un centravanti e una punta che gli gira intorno. Ma a parte un paio di conclusioni velleitarie non succede assolutamente nulla fino agli ultimi minuti. Al 42' Sensi (preferito a Magnanelli) batte un angolo, nessuno colpisce la palla che rimbalza addosso ad Adnan e finisce nell'angolino. Il Sassuolo si trova in vantaggio quasi senza accorgersene, ma in fondo è la squadra che fino a quel momento ha fatto leggermente di più. L'Udinese, però, si ribella immediatamente: due minuti dopo Fofana riceve palla a circa trenta metri dalla porta, avanza e trova il sette con una splendida conclusione a giro. Gol molto bello, che viene convalidato dopo un controllo al monitor: lo scontro tra Samir e Mazzitelli all'inizio dell'azione genera le proteste del Sassuolo e l'arbitro Abisso va a verificare. Lo scontro, duro, avviene ben dopo il passaggio del giocatore friulano e quindi il gol viene regolarmente assegnato.



SECONDO TEMPO — Nella ripresa non cambia la situazione: il Sassuolo ci prova di più, l'Udinese fatica a fare due passaggi di fila. La svolta arriva tra il 28' e il 29'. Politano sfiora due volte il gol (tiro da fuori e azione personale), poi offre a Sensi una palla da spingere in porta: è la rete decisiva. Oddo inserisce Balic oltre a Perica, ma non ottiene alcun risultato. L'unica occasione per pareggiare è fortuita: nel recupero un tiro di Balic viene deviato e finisce fuori di pochi centimetri. La meritata vittoria del Sassuolo è salva.

G. B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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17/03/2018 23:27

Spal-Juventus 0-0: il Napoli col Genoa può tornare a meno 2

Bianconeri troppo lenti e quasi mai pericolosi, non basta il dominio territoriale



Azzurro chiama azzurro. Il colore delle maglie della Spal richiama quello del Napoli. Ed è alla squadra di Sarri, oltre che a se stessa, che quella di Semplici ha fatto un favore. Lo zero a zero può riportare i rivali per lo scudetto (che giocheranno domani) a -2 dalla capolista. Tutto da rifare per la Juventus, che invece di allungare arresta la sua corsa a Ferrara, dove un punto è preziosissimo in chiave salvezza. Punto meritato per impegno, agonismo e gioco: dall'ultima volta che la Signora non era riuscita a segnare sono trascorse 12 partite. Un'altra gara pre sosta sfortunata per i bianconeri, che avevano fatto pari anche contro l'Atalanta.

JUVE IMBRIGLIATA — La Spal chiude il primo tempo tra gli applausi dei suoi tifosi (stadio Mazza gremito, record stagionale di spettatori) perché anche se non ha segnato ha messo in difficoltà la Juventus. I ragazzi di Semplici partono forte e costringono la Signora ad alzare il ritmo. Il 3-5-2 dei padroni di casa regala la superiorità a centrocampo, in difesa Cionek e Vicari sono attenti e davanti Antenucci ha il moto perpetuo. Così la Juve, schierata con il 4-2-3-1, senza Mandzukic e con Alex Sandro esterno d'attacco, non riesce a ripartire e fa fatica ad allargare il gioco sulle fasce. Un'accelerazione di Douglas Costa produce la prima azione pericolosa dei bianconeri (all'11' palla in verticale per Alex Sandro dopo cavalcata solitaria, il tiro del brasiliano è deviato fuori), poi ci provano Higuain (troppo centrale) e Dybala (tiro a giro fuori). Il "diez" della Juve sfiora la traversa poco prima dell'intervallo su punizione.

ASSALTO FINALE MA INUTILE — La Juve riparte con un altro piglio e la Spal inevitabilmente cala, ma non molla. In meno di dieci minuti arrivano un siluro da fermo di Douglas Costa (respinto da Meret) e un tiro fuori di Dybala dopo combinazione con Chiellini (in grande forma). Allegri prova a inserire Mandzukic, arretrando Alex Sandro, ma la Juve è ancora poco mobile e troppo prevedibile. Un'uscita sbagliata di Chiellini apre il campo ad Antenucci, che però non riesce a servire Paloschi (anticipato da Rugani). Il difensore finisce coi crampi, sostituito da Barzagli. Nell'assalto finale c'è sempre Douglas Costa, il più pimpante e il più imprevedibile della Juventus. Higuain e Dybala non sono quelli delle ultime partite. La Spal resiste e il Napoli ringrazia. La squadra di Semplici sta dimostrando di meritare la salvezza.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/03/2018 15:24

Sampdoria-Inter 0-5, poker Icardi con gol di tacco. Apre Perisic

La miglior prestazione dell'anno per la squadra di Spalletti,
trascinata dal suo bomber che arriva a quota 103 gol in Serie A.
Blucerchiati mai in partita



E di colpo sembra di nuovo tecnica, convinta, compatta come tre mesi e mezzo fa. La pazza Inter non finisce di stupire e ammutolisce Marassi- da anni campo maledetto - rifilando quattro gol in un tempo (saranno 5 alla fine, proprio come nell'ultima vittoria convincente, il 3 dicembre contro il Chievo) a una Samp per la verità irriconoscibile. La copertina se la prendono Icardi (quattro reti, ora è a 22) e Perisic (fermo proprio alla tripletta al Chievo), ma è tutta la squadra a girare a meraviglia attorno al nuovo centrocampo disegnato da Spalletti. Ora la corsa Champions è davvero lanciata.

VALANGA — Il tecnico toscano insiste con Brozovic al fianco di Gagliardini e Rafinha trequartista. Il rischio a bocce ferme può sembrare la libertà concessa a Ramirez, ma l'ex Bologna vagherà a lungo senza mai innescare Quagliarella e Zapata. Il ventre molle doriano è soprattutto a destra, dove un malconcio Bereszynski non prende mai la targa a Perisic. L'Inter parte col piglio giusto, riesce a superarsi sprecando 4 palle gol in un minuto (liscio di Rafinha a due metri da Viviano, destro secco di Perisic parato, colpo di testa di Skriniar intercettato sulla linea e traversa di Cancelo direttamente da corner) ma poi dilaga. Decisivo Perisic, che sul colpo di testa dell'ottimo Cancelo pesca Viviano a metà strada. Passano tre minuti e Rafinha è furbo a procurarsi un rigore (Barreto). Viviano ne ha parati quattro in fila, ma l'insultatissimo Icardi è gelido e lo spiazza per il centesimo gol in A. La Samp non riesce a reagire, Brozovic conferma la buona prova offerta contro il Napoli e con Gagliardini crea una diga dinamica e propositiva che ha fatto rinascere anche l'azzurro. Quasi per inerzia l'Inter fa tris con Perisic che sfonda ancora a sinistra e Icardi che dopo un rimpallo segna di tacco. Giampaolo reagisce tardi, togliendo Bereszynski per Verre, con Barreto che scala in difesa. L'unico brivido per Handanovic lo crea Zapata, che al 41' di testa manda la palla sul palo esterno. Ma non è proprio giornata e allo scadere un altro tacco, stavolta di Rafinha, costringe Viviano al miracolo. Peccato che sula palla si avventi Icardi per la personale tripletta.

BRAVI TIFOSI — Nessun cambio nell'intervallo, anche se Ramirez al 4' viene rimpiazzato da Caprari (subito ammonito per un fallaccio su Rafinha). L'Inter però è in una di quelle giornate in cui le riesce tutto e su una percussione del solito Perisic Icardi trova il destro al volo che beffa un Viviano poco reattivo. Fa 5-0 e a poco servirà l'ingresso di Regini per Barreto. Da applausi la reazione del pubblico di casa, che malgrado i 9 gol presi in una settimana (ci sono anche i 4 del Crotone) canta a squarciagola. L'uscita di Icardi al 21' per Eder decreta la fine delle ostilità. L'Inter non vuole infierire, la Samp oggi è tutta nella buona volontà di Zapata. L'unico interista col sorriso a metà invece è Candreva, che smarcato in area da Perisic perde l'attimo per segnare il primo gol stagionale.

Luca Taidelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/03/2018 19:25

Crotone-Roma 0-2, gol di El Shaarawy e Nainggolan

I giallorossi con una rete per tempo si prendono la 6ª vittoria nelle ultime sette partite.
Zenga (allontanato per proteste) scivola in classifica


La Roma risponde all'Inter nella corsa Champions e passa a Crotone: l'iniezione di fiducia regalata dalla vittoria con lo Shakhtar non è sprecata, Di Francesco ringrazia El Shaarawy e Nainggolan e brinda alla sesta vittoria nelle ultime sette giornate di campionato. Lo 0-2 è figlio della differenza di qualità nelle conclusioni in porta: lì dove il Crotone spreca, la Roma concretizza. E Zenga fa un passo indietro importante in una giornata in cui molte delle rivali salvezza in classifica hanno fatto punti.


RISCHI E SCELTE — Le scelte opposte dei due allenatori sono figlie di una settimana in cui Walter Zenga finisce per confermare l'undici vittorioso con la Samp, mentre Eusebio Di Francesco cambia sei uomini rispetto alsuccesso di Champions con lo Shakhtar. Turnover largo, terreno di gioco non perfetto, vento che infastidisce: metti insieme questi tre fattori ed ecco che la Roma ci mette un po' a carburare. Ritmi bassi, giro palla lento, tanto che il primo portiere ad essere chiamato in causa è Alisson, con un'uscita bassa su Nalini. Il copione è scontato: pallino alla Roma, Crotone che gioca un primo tempo esclusivamente affidandosi alle ripartenze, perdendo peraltro per strada perso Nalini al 22' (out per infortunio, dentro Barberis a centrocampo e Stoian che avanza nel tridente). Il punto è che Dzeko e compagni faticano a trovare gli spazi giusti. Al 12' ci prova Nainggolan da fuori, dopo un doppio tentativo di El Shaarawy murato in area: pallone alto. I tiri in porta scarseggiano, tanto che la prima vera occasione per la Roma è targata...Capuano, che rischia l'autogol dopo un cross di Kolarov. E' qui che la squadra di Di Francesco alza i ritmi. Per la verità dopo aver rischiato - minuto 34 - per un tiro al volo di Stoian, dopo una copertura non precisa di Fazio. Al 37' va vicino al gol Gerson, che alza la conclusione di testa sul secondo palo dopo un cross di Nainggolan. E' il preludio al gol: minuto 39, Pellegrini va a prendersi palla ai 20 metri e innesca sulla sinistra Kolarov, cross teso del serbo, El Shaarawy in acrobazia fa il tap-in che manda avanti la Roma, al primo vero tiro nello specchio (se si eccettua una conclusione sbilenca dai 25 metri di Dzeko dopo un quarto d'ora). Poi, al 46', è lo stesso Kolarov che rischia - proprio come Capuano - un autogol clamoroso in fase di rinvio.

RITMI ALTI — Nel secondo tempo si riparte senza cambi e a ritmi più elevati, se è vero che dopo 55 secondi Mandragora effettua il primo tiro in porta del Crotone: sinistro di semplice lettura per Alisson. Al 4' finisce fuori per proteste il tecnico Zenga, inferocito dopo un contatto sospetto in ripartenza Jesus-Trotta: i due si strattonano, Banti decide a favore del romanista tra i fischi del pubblico di casa. Al 6' Dzeko spreca l'occasione del raddoppio: Nainggolan se ne va in dribbling sulla destra e serve il bosniaco che a botta sicura dall'altezza del dischetto si fa parare da Cordaz la conclusione con il destro. Al minuto 11 chance colossale per il Crotone: Fazio sbaglia il controllo, Trotta s'invola tutto solo davanti ad Alisson che riesce a respingere la conclusione, il pallone arriva a Stoian che sbaglia il tocco sotto mandando alto. La Roma scherza con il fuoco, due minuti dopo altro pallone perso in uscita, cross di esterno a rientrare di Ricci ed è bravo Peres, sul secondo palo, a salvare su Benali. La gara adesso è più viva, al 19' Nainggolan ci prova con il destro: centrale per Cordaz. Poi, al 20', Kolarov spaventa Croda con un destro (sì, destro) a giro che sfiora l'incrocio dei pali. Di Francesco inserisce Strootman per Pellegrini. Al 22' altra occasione Crotone: errore di Jesus, Ricci ne approfitta e serve Stoian che, leggermente defilato sulla sinistra, calcia debolmente con il destro. Ancora due cambi: Simy per Stoian nel Crotone, mentre Di Francesco sostituisce uno spento Gerson con Florenzi, schierato da esterno alto. Il match resta in equilibrio. A spezzarlo definitivamente è Nainggolan al 30': pallone controllato sulle trequarti e sinistro chirurgico su cui Cordaz non può nulla. Zenga dalla tribuna ordina una sostituzione che sa di punizione, fuori Barberis e dentro Crociata. Al 35' ancora Crotone vicino al gol: Alisson devia come può un tiro al volo di Ricci, prima Benali e poi Simy non riescono nel tap-in dentro l'area piccola, bloccati in entrambe le occasioni da Fazio. C'è ancora spazio, al 45', giusto per un salvataggio sulla linea di Faraoni su Under, che aveva chiuso con il sinistro un'azione di Florenzi. E infine al 47' per una parata di Cordaz sul destro di Florenzi innescato da Strootman.

Davide Stoppini

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18/03/2018 19:28

Serie A, Benevento-Cagliari 1-2: rimonta dei sardi nel finale

Vantaggio dei padroni di casa con Brignola che colpisce anche una traversa.
Nel finale pareggia Pavoletti e Barella realizza il rigore della vittoria



Un’altra partita, l’ennesima, per fotografare il pazzo campionato del Benevento, ormai sempre più lontano dal traguardo della permanenza. Sino al 46’ della ripresa, la squadra di De Zerbi è meritatamente in vantaggio sul Cagliari – spettacolare esecuzione di Brignola in avvio di secondo tempo – e magari può ancora sperare nel miracolo di una rimonta verso la salvezza. Ma da lì sino al 52’ i giallorossi subiscono il clamoroso ribaltone dei sardi, usciti dal campo al coro di “ladri, ladri…”. Un colpo di testa di Pavoletti, come nella gara d’andata, porta il risultato sull’1-1; poi un rigore di Barella (con Manganiello che si avvale del Var, per un tocco di mano di Sandro, che però è in scivolata) consegna il successo alla formazione di Lopez, che si rilancia allontanandosi dalla zona-rischio. Ancor prima di subire il doppio colpo, il Benevento, nel primo tempo fermato dal palo (botta di Brignola), aveva sprecato più volte il raddoppio, con Venuti, Viola e Coda, in due azioni, con l’ex portiere Cragno – applaudito dai tifosi del Vigorito - decisivo in diverse occasioni.

LE SCELTE — De Zerbi può contare sul tandem di centrocampo più funzionale al suo progetto: tornano Sandro, dopo l’infortunio, e Viola, che ha scontato il turno di squalifica. Nel 4-2-3-1, confermato l’assetto difensivo e affidato a Coda il ruolo di terminale avanzato, tocca a Brignola, Guilherme e Djuricic tentare di ispirare la manovra d’attacco. Lopez dà ancora fiducia ai giocatori che avevano cominciato la gara contro la Lazio. In difesa Romagna vince il ballottaggio con Pisacane e Andreolli, Barella fa il play e Miangue presidia la fascia sinistra a centrocampo; lì davanti ci riprovano Han e Pavoletti, mentre Sau, pur avendo recuperato dopo il risentimento muscolare, comincia dalla panchina.

PARTITA A SCACCHI — Sotto la pioggia, ma con terreno comunque che regge bene, il Cagliari comincia con un atteggiamento abbastanza guardingo: è più un 5-3-2, visto che gli esterni Faragò e Miangue restano bloccati sulla linea arretrata. D’altra parte, tocca soprattutto al Benevento cercare di fare la partita. Dopo un tiro di Barella, deviato da Sandro, sono Djuricic e Viola a tentare la conclusione. Al 24’ dalla sinistra Coda serve in area Brignola, lesto, dopo lo stop, a sterzare per il tiro che, deviato da Castan, sbatte contro il palo alla destra di Cragno. La formazione sannita prende campo, anche se deve sempre stare attenta alle incursioni di Faragò e Ionita sulla destra, ora più rapidi nel sovrapporsi per dare supporto ad Han. I sardi pungono con un’incornata di Pavoletti, su lancio di Miangue. Ma i giallorossi alzano il ritmo e al 42’ fanno tremare Ceppitelli e compagni: su appoggio di Letizia, Djuricic si libera per il tiro, però è anticipato dal compagno Coda, che davanti a Cragno conclude oltre la traversa. Nel finale di tempo il Cagliari va bene in ripartenza: Han è chiuso, due volte, da tempestivi interventi di Sandro, sempre straordinario nel leggere con largo anticipo la giocata.

L’ALTALENA DEL GOL — Nella ripresa Enrico Brignola regala subito l’ennesima illusione per la pattuglia di De Zerbi. Passano appena 41 secondi e il ragazzino di Telese, ricevuta palla da Guilherme, poco fuori dall’area di sinistro colpisce di prima intenzione e infila Cragno con una botta sotto la traversa. Il Benevento potrebbe chiudere il match, però due volte al 6’ prima Venuti e poi Viola si vedono negare la gioia del gol da interventi determinanti di Cragno. L’arbitro Manganiello grazia prima Miangue e poi Castan (già ammonito, dovrebbe essere espulso), che meriterebbero il cartellino giallo. Il popolo giallorosso s’infiamma sugli spalti e contesta il direttore di gara. Anche Coda ha l’opportunità di mettere al sicuro il successo, ma prima alza la mira con un tiro in acrobazia e poi sfiora il palo con un diagonale. Lopez le tenta tutte, con un poker in attacco. E al 46’ il Cagliari agguanta l’1-1: su calcio d’angolo di Farias, Miangue allunga di testa e sul secondo palo Pavoletti incorna e firma un’altra beffa per il Benevento. Non bastasse il danno del pareggio, Sandro e compagni al 50’ affondano per un rigore, decretato dall’arbitro dopo l’intervento del Var: sul cross di Barella, proprio Sandro, in intervento in scivolata, tocca con il braccio sinistro. Dal dischetto, Barella non perdona e realizza la rete della vittoria che vale per i rossoblù un balzo fondamentale in classifica nella corsa verso la salvezza.

Giuseppe Calvi

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18/03/2018 19:31

Verona-Atalanta 0-5: Ilicic e Gomez da applausi

Show bergamasco al Bentegodi. La squadra di Gasperini domina una gara incredibile, segnando 5 gol.
Una vittoria importante per l'obiettivo Europa. La strada dell'Hellas è sempre più buia



Una splendida, travolgente, incontenibile Atalanta salta il tenero ostacolo rappresentato dal Verona e raggiunge la Sampdoria, fermata dall’Inter all’ora di pranzo: 5 gol, 3 di Ilicic. I nerazzurri continuano la corsa verso l’Europa, senza se e senza ma. Troppa, quasi imbarazzante, la differenza di valori tra le due squadre.

DOMINIO ASSOLUTO — La banda Gasp fa capire che pomeriggio sarà e sblocca la partita già al 2’ con Cristante, che raccoglie un orrendo rinvio di Matos e batte Nicolas con un gran destro. È un inizio da incubo per il Verona (ma il resto non sarà meglio…), che nei primi 10 minuti non tocca praticamente il pallone, assistendo docile e già rassegnato al torello dell’Atalanta. La goleada è nell’aria: al 7’ Petagna sciupa un bella invenzione di Castagne, schierato al posto di Hateboer. Ilic, che dopo 20 minuti va a fare il trequartista nel 3-4-1-2, è incontenibile, e sta per cominciare il suo show. L’Hellas è sotto choc, ma al 23’ potrebbe addirittura pareggiare: travolgente azione di Verde sulla destra, cross al centro, Berisha esce male e Matos colpisce la traversa. Ma è un episodio, l’Atalanta riprende a macinare gioco schiacciando il Verona nella sua metà campo. Al 41’ splendido no look di Masiello per Gomez che segna. Di Bello convalida, poi si consulta col Var Fabbri. Si torna indietro: gol annullato per un fuorigioco millimetrico del Papu. Peccato per Masiello. Ma per il 2-0 è solo questione di tempo. Ancora protagonista Fabbri che fa cambiare idea a Di Bello: c’è una trattenuta di Fares su Petagna. Rigore a scoppio ritardato: il travolgente Ilicic non sbaglia.

SENZA STORIA — Il secondo tempo non ha storia. Partita subito chiusa: Petagna da sinistra per il solito Ilicic, che si porta avanti il pallone, concludendo sotto la traversa. Poi il 4-0: sponda di Gomez ancora per lo scatenato sloveno che, cadendo, trova un tiro incredibile. Poi il 5-0: bolide di Petagna, Nicolas fa un altro miracolo e respinge come può. Arriva Gomez che appoggia a porta vuota. E per il Verona, finalmente, si chiude una partita che non sarà facile dimenticare.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/03/2018 19:34

Serie A, Milan-Chievo 3-2. André Silva fa esultare Gattuso

I rossoneri vanno in vantaggio con Calhanoglu, subiscono la rimonta di Stepinksi e Inglese.
Nel secondo tempo Cutrone e il portoghese stendono gli uomini di Maran. Sorrentino para un rigore a Kessie



Vincenzo Nibali, tifoso rossonero invocato nel pre-partita, ha ispirato il Milan. Gattuso ha battuto il Chievo con uno scatto a una decina di minuti dalla fine e un brivido finale. Dopo un sabato tra polemiche e dualismo Kalinic-Cutrone, ha deciso André Silva, l’attaccante meno atteso. Era successo anche sette giorni fa a Genova, nemmeno troppo lontano da Sanremo. Milan-Chievo è finita 3-2, con una curiosa sequenza gol: subito Calhanoglu, poi Stepinski-Inglese per il 2-1 di Maran, nel secondo tempo Cutrone e Silva. Kessie, per non far mancare nulla a San Siro, si è fatto parare da Sorrentino un rigore oltre il 90’. Cambia poco: il risultato, se non si fosse capito, vuol dire tantissimo per corsa all’Europa e zona retrocessione. Il Milan va a +6 sulla Samp, torna a -5 dall’Inter e non perde punti nemmeno dalla Roma, che ha vinto a Crotone: il sogno-Champions è vivo. Il Chievo invece non si stacca dalla Spal complica la sua situazione: ha perso 10 delle ultime 12.

IL MOMENTO CHIEVO — Gattuso ha tratti da indovino. Ieri ha spiegato che Calhanoglu, per lui, è importante per i calci piazzati e dopo 24 ore Hakan lo ha ricompensato calciando alla grande l’angolo del 3-2. Il vero mago però è chi ha profetizzato una rimonta dei gialli dopo 30 minuti: fornisca adeguate prove e sarà ricompensato (con un applauso sincero, almeno). Il Milan nei primi 20 minuti ha segnato l’1-0 con Calhanoglu e controllato la partita con facilità esagerata. Il Chievo al 30’ sembrava una squadra sull’orlo di una crisi di motivazioni: stanca, vagamente svogliata, intristita. Chi si è alzato dal divano per andare a fare una telefonata, è tornato dopo cinque minuti con il Chievo avanti 2-1: dal nulla, gol di Stepinski e fulmine all’incrocio di Calhanoglu. L’1-1 è nato da un lancio destra-sinistra di Radovanovic che Borini ha letto malissimo. Giaccherini lo ha visto entrare a vuoto, ha controllato alla grande e in qualche modo ha crossato. La deviazione di Bonucci ha liberato Stepinski, praticamente a porta vuota. Il 2-1, due minuti dopo, ha similitudini: un’altra deviazione, nata da un contrasto Stepinski-Zapata, ha mandato il pallone in zona Inglese. Borini ha scelto di stringere verso il centro lasciandogli spazio per calciare, Inglese ha ringraziato e l’ha messa all’incrocio di collo.

ANCORA ANDRÉ — Il Milan ha vissuto dieci minuti vagamente anestetizzato dalla botta – fatturato prima dell’intervallo: un tiro di Calhanoglu e un classico sinistro a giro di Suso – ma nel secondo tempo ha avuto l’atteggiamento della grande squadra. Non per caso, Cutrone dopo 7 minuti ha pareggiato con gentile permesso della Var. Borini ha crossato da destra e, sulla respinta della difesa, Biglia ha calciato da fuori. Patrick, in sospetto fuorigioco, è arrivato per primo sulla respinta di Sorrentino e ha fatto 2-2. Mariani prima ha annullato, poi ha chiesto l’aiuto dal camioncino e ha avuto la risposta giusta: Jaroszynski teneva in gioco l’attaccante col 63. L’esultanza sfrenata di Patrick e di San Siro, sempre più in simbiosi col suo ventenne preferito, ha aperto lunghi minuti di assedio. Due sinistri con l’effetto di Suso – lo conoscono tutti, continua a essere quasi immarcabile – hanno portato a due brividi: sul primo Cutrone ha deviato alto, mentre il secondo è caduto in zona secondo palo. Il Chievo, intanto, è rimasto tutto in difesa. Gattuso allora ha fatto entrare André Silva per Borini e si è sistemato con la difesa a tre, almeno in fase di possesso. Suso ha prodotto altri due cross (col destro!), uno più bello dell’altro, per André Silva e Calhanoglu, che non hanno trovato la porta per questione di centimetri. Ma il gol, come si dice, era maturo.

IL CERCHIO — Silva lo ha segnato sfruttando uno strano rimpallo, questa volta favorevole al Milan. Ha messo in porta da pochi metri ed è andato a esultare, forse pensando che la vita è strana. Due settimane fa era un caso perso, il terzo attaccante del Milan, un ragazzo in difficoltà. Oggi è l’uomo del destino: ha segnato due gol che valgono quattro punti (e nel frattempo Kalinic si è complicato la vita da solo). André, improvvisamente, è quasi un titolare. Chi avesse dubbi sull’unità del Milan, invece, può guardare la scena finale: giocatori in cerchio a metà campo con Gattuso che parla, parla, forse ringrazia, forse invita tutti ad andare sotto la curva. Juve-Milan, dopo la sosta, sarà una gran partita.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/03/2018 19:38

Torino-Fiorentina 1-2: Thereau, rigore decisivo al 94'

Apre Veretout, pari di Belotti, ma in pieno recupero l'ex Udinese
condanna la squadra di Mazzarri al quarto k.o. consecutivo




Una sconfitta targata Var, costretta a "soccorrere" l’arbitro Gavillucci tre volte, ma il Toro deve rimproverare anzitutto se stesso per la quarta sconfitta consecutiva. La Fiorentina ha preso e ringraziato: ha sbagliato una volta (con Veretout dal dischetto), non la seconda, quando ha potuto calciare un secondo rigore, stavolta trasformato da Thereau in extremis, per annullare l’1-1 che la squadra di casa aveva trovato con ispirazione su punizione di Ljajic, perfezionata da Belotti. Con questi tre punti la Viola è a -3 dal settimo posto che può valere l’Europa League. Un traguardo che il Torino sempre più in crisi vede ormai sfumato.

LE SCELTE — Mazzarri aveva perso in extremis Baselli (attacco influenzale nella notte), ma non rinunciato al 4-3-3: dentro Valdifiori, alla prima da titolare con il tecnico, e Rincon a fare l’interno assieme ad Acquah. Davanti, confermato l’impiego di Berenguer sulla fascia sinistra al posto di Niang e in difesa fiducia a Moretti, nonostante il recupero di Burdisso, tornato dopo la squalifica. Nessuna sorpresa nella Fiorentina: gli stessi undici che avevano battuto il Benevento, con Milenkovic preferito a Laurini e Saponara ancora titolare da trequartista, con Chiesa a galleggiare al fianco di Simeone, anche lui spesso allargato sulla fascia opposta.

PRIMO TEMPO — I primi 45’ erano stati targati Fiorentina e Var. Var, soprattutto: intervenuta per due volte a sconfessare le decisioni o non decisioni di Gavillucci. La prima volta dopo 7’: l’arbitro di Latina aveva concesso rigore per un intervento in scivolata di Moretti su Simeone, che era caduto ma inciampando senza che il difensore del Toro dovesse essere punito. Quasi 2’ per rivedere azione e decisione (penalty revocato), prima di essere "richiamato" una seconda volta a distanza di un paio di minuti dal Var Chiffi: un’azione viola Saponara-Chiesa-Benassi si era conclusa con un tiro alto di Biraghi, decifrato con attenzione solo a distanza di un minuto. A Gavillucci era sfuggito un tocco di mano di De Silvestri, solo successivamente punito con il rigore. A quel punto è stato Sirigu a salvare il Toro, respingendo (dopo suggerimento di Nkoulou) il tiro dal dischetto di Veretout. E salvare è il verbo più giusto perché fin lì, e anche dopo, era stata e sarebbe stata la Fiorentina a dominare: ispirata con continuità da Saponara in versione "vecchi tempi" (trequartista puro e ispirato), pur senza creare nitide occasioni da gol. Bilancio identico per il Toro, che si era barcamenato con poche idee e poca aggressività, a ritmo bassissimo, con centrocampo e attacco slegatissimi: Iago isolato, Berenguer inconcludente, Belotti costretto a lottare da solo, finendo inevitabilmente nella morsa di Pezzella. Unico brivido - si fa per dire - per Sportiello un colpo di testa di Nkoulou, mentre Sirigu nel finale di tempo ha dovuto disinnescare un tiro centrale di Chiesa.

SECONDO TEMPO — Ad inizio ripresa Mazzarri ha cercato di cambiare il Torino con l’inserimento di Barreca e Niang, ma proprio subito dopo l’ingresso del senegalese la partita è diventata una salita ripidissima per un clamoroso errore in uscita di Acquah, che ha lanciato Veretout solo davanti a Sirigu, per l’1-0. Con più di mezzora a disposizione per rimediare, il Toro ha faticato molto a mettere con le spalle al muro la Fiorentina, che anzi è riuscita più volte a rendersi insidiosa con ripartenze però chiuse sempre male. È servito un lampo di Ljajic - che Mazzarri aveva inserito per un 4-2-4 della disperazione, con il serbo libero di muoversi alle spalle delle tre punte - per ridare speranza al Toro: una punizione scucchiaiata per il taglio di Belotti, perso da Thereau, e su schema consolidato il Gallo ha trovato l’1-1 e il suo 50° gol in Serie A. Ma lì il Toro è caduto ancora: incapace di trovare il colpo del k.o. ma anche l’equilibrio per non subire un’incursione sulla sinistra di Biraghi, il cui cross è stato toccato con la mano da Ansaldi. Anche stavolta Gavillucci ha avuto bisogno dell’aiuto della Var, prima di fischiare il rigore trasformato da Thereau. Che si è fatto perdonare e ha consegnato il Toro ai fischi dei suoi tifosi.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
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18/03/2018 23:24

Napoli-Genoa 1-0: decide Albiol, Sarri a meno 2 dalla Juventus

Al 73' il gol dello spagnolo da corner risolve una partita
più complicata del previsto ma sostanzialmente dominata dagli azzurri.
Pali per Insigne e Mertens



Un Napoli "modello Juve" ha vinto contro il Genoa con il minimo sforzo e grazie ad un difensore, Albiol, su azione d'angolo. Il modo forse più giusto per avvicinare i bianconeri, adesso avanti sole due lunghezze. Non è stato un successo facile ma è stata una vittoria meritata quella degli azzurri, grazie ad una ripresa giocata su ritmi alti diventanti insostenibili per gli ospiti, che comunque sono usciti dal San Paolo a testa alta.

PARTITA BLOCCATA — Sarri, accolto da uno striscione e dai cori della Curva B, per accorciare le distanze dalla vetta si è affidato ai titolarissimi (ma al 20' ha perso Hamsik per un problema ad un polpaccio), Ballardini ha scelto Lazovic invece del geometra Rigoni in mediana per avere più corsa. Partita condizionata dal campo pesante e dalle condizioni climatiche di certo non primaverili. Alto il pressing in avvio degli ospiti con Hiljemark bravo a supportare Laxalt sulla sinistra per evitare le percussioni di Allan e Lazovic pericoloso all'undicesimo in contropiede (destro sull'esterno della rete) dopo un bel dribbling su Koulibaly. Napoli talvolta lezioso nel palleggio, specie con Koulibaly, ma abile a recuperare palla nella trequartista avversaria per armare il piede di Mertens (fuori di un soffio il suo tiro a giro al 15') o Insigne. Spesso il belga si è abbassato per innescare i compagni ma ha trovato in Bertolacci un argine che ha costretto gli azzurri a preferire il tiro da fuori alle imbucate. Genoa comunque ad un centimetro dal gol con Spolli su azione d'angolo, stacco imperioso e palla a lato. Certo, anche il gol fallito da Allan - in pratica un rigore in movimento - ed il palo di testa di Insigne (incredibile ma vero), su corner di Callejon, hanno fatto sobbalzare il pubblico del San Palo, che nel primo tempo ha assistito ad una partita tatticamente molto bloccata.

INCORNATA — Nella ripresa Napoli d'assalto e di qualità con Jorginho chiamato a cercare pertugi nella munita difesa genoana. Il pertugio giusto l'ha trovato Mertens per battere a rete al 6': palo interno per la disperazione del belga, molto ispirato, che stava già esultando. Genoa comunque pronto a ripartire sugli esterni anche se Pandev è apparso poco lucido al momento della stoccata. Ballardini però ha scelto di togliere prima Lazovic per inserire Taarabt (subito "intrigante" in contropiede) passando ad un 3-4-3 "sporco". Certo, si è giocato praticamente in una metà del campo, quella ospite. Così è arrivato, di testa da calcio d'angolo, al 27' il gol di Albiol che ha deciso la partita. Genoa chiamato a reagire e bravo comunque a non lasciarsi andare allo scoramento e a rimanere attaccato alla partita complice pure l'ingresso di Giuseppe Rossi. Insigne ha "rischiato" di chiudere la contesa in anticipo (salvataggio di Biraschi sulla linea a Perin battuto) ma fino al triplice fischio il Napoli non ha mai rischiato.

Gianluca Monti

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 18/03/2018 23:27]
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