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Campionato di calcio Serie A stagione 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:18
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28/01/2018 18:43

Fiorentina-Verona 1-4, apre Vukovic,
poi doppietta di Kean, chiude Ferrari

Sorprendente vittoria dei veneti che interrompono la striscia di 4 sconfitte consecutive.
Per la Viola, in gol con Gil Dias, un solo successo nelle ultime 8 gare



Clamoroso crollo della Fiorentina sommersa 4-1 dal miglior Verona di tutta la stagione e duramente contestata dai propri tifosi. Pecchia salva la panchina distruggendo la squadra di Pioli e conquistando 3 punti importantissimi nella volata per la salvezza. La Viola si inabissa in classifica rischiando di non avere più niente da chiedere al campionato già a metà stagione.

VUKOVIC — Due minuti e Fiorentina vicinissima al gol. Chiesa supera Nicolas in uscita, arriva Simeone e calcia a botta sicura ma Caracciolo salva prima che il pallone entri in porta. A passare però è il Verona con il nuovo arrivato Vukovic che di testa anticipa Pezzella mettendo dentro su assist di Romulo.

SOLO HELLAS — La Fiorentina entra in confusione ed il Verona insiste anche grazie alla vivacità di Matos, cresciuto nel settore giovanile viola. Puntuale arriva anche il raddoppio. Azione personale di Matos, cross deviato, Laurini non arriva e Kean deposita in rete senza problemi. La squadra viola non esiste e Kean in contropiede supera Pezzella ed Astori prima di calciare alto sopra la traversa. Al 43' Chiesa prova a dare la sveglia ai suoi, calcia dal limite ma palla altissima. Il primo tempo finisce così tra i fischi assordanti del Franchi.

BOTTA E RISPOSTA — Pioli cambia subito. Fuori Thereau e Benassi, dentro Gil Dias e Saponara. Venti secondi e Chiesa calcia forte di sinistro colpendo in pieno il palo. Il Verona parte in contropiede e Petkovic consegna a Kean il pallone trasformato dal centravanti nel 3-0. Stavolta la Fiorentina prova a non abbattersi e dopo sette minuti accorcia con Gil Dias che di destro gira in porta un cross di Saponara. Nemmeno il tempo di provare a crederci ed il Verona segna ancora. Cross dalla destra, errore incredibile di Laurini e Ferrari può calciare da pochi passi. Il pallone passa sotto la pancia di Sportiello ed entra.

FINALE — Pecchia decide di coprirsi inserendo Souprayen al posto di Kean, applaudito sportivamente anche dal pubblico viola. Fuori anche Petkovic, dentro Calvano. La partita non c'è più, i viola ci provano con qualche tiro da fuori di Chiesa e Saponara che non colgono lo specchio della porta. Poi è Badelj a colpire la parte superiore della traversa prima che Nicolas si superi sul sinistro di Gil Dias. I tifosi della Fiesole abbandonano lo stadio in aperta polemica ed i cori contro proprietà, dirigenza e calciatori sono continui. Ride invece il Verona. Che rilancia le proprie speranze di salvezza.

Giovanni Sardelli

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/01/2018 18:47

Genoa-Udinese 0-1: Behrami decisivo

La cura Oddo ha portato ai bianconeri 20 punti in dieci partite (ne aveva fatti 9 in dodici con Delneri).
I rossoblù si scuotono nel finale con i bianconeri in dieci, ma non basta



Vince l’Udinese, contro un Genoa afflitto dal mal di gol. Ma il risultato finale è una vera beffa. Non che i padroni di casa giochino una gran partita, ma i friulani fanno davvero pochissimo, ottenendo il massimo dall’unica occasione creata nell’intero match.

UNO SQUILLO — Moduli speculari e grande equilibrio. Genoa e Udinese si fronteggiano con prudenza e i rossoblù riescono a pungere un po’ di più, solo grazie ad un Pandev piuttosto ispirato e bravo a rendere giocabili palloni complicati. Proprio su iniziativa del macedone arriva il primo pericolo per Bizzari, che al 3’ deve ribattere il tiro di Lapadula. Il portiere dei friulani deve poi uscire ancora su Lapadula, sempre lanciato da Pandev, al 34’. Il primo squillo dell’Udinese è letale: Behrami, al 16’ del secondo tempo, arriva per primo su una respinta corta della difesa e, da fuori area, azzecca il sinistro preciso e vincente.

FORTINO UDINESE — Ballardini prova la riscossa in tutti i modi, passando al 4-2-4 con Taarabt, Galabinov, Pandev e Lapadula contemporaneamente in campo, aiutato anche dall’espulsione, via Var, di Samir, per un brutto fallo su Pandev. Il fortino dei friulani, però, concede poco ad un Genoa, lento, poco ispirato e pure sfortunato. Galabinov, al 39’ svetta su angolo, ma manda la palla sulla traversa. Quattro minuti dopo l’occasione più clamorosa: cross da sinistra di Taarabt, sfiora un difensore e, all'altezza del secondo palo, sulla riga, Rigoni non riesce a deviare in rete.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/01/2018 18:52

Napoli-Bologna 3-1: Palacio illude, ma poi si scatena Mertens

La squadra di Sarri, trascinata dall'attaccante belga (doppietta), stende i rossoblù e scavalca la Juve in classifica



Non è bastato lo scatto della Juventus ad impressionare il Napoli. Poco meno di 24 ore dopo il successo ed il sorpasso dei bianconeri, il collettivo napoletano regola il Bologna e si riprende il primato della classifica. Un'autorete di Mbaye è una doppietta di Dries Mertens sono bastate per imporre la legge del San Paolo dove, in questo campionato, ha vinto soltanto la Juventus, finora. Eppure, pronti via e Palacio ha gelato Fuorigrotta deviando in rete un cross di Di Francesco dopo appena 30 secondi di gioco. Il gol immediato non ha sconvolto i piani della capolista che s'è subito impossessata del pallone e ha cominciato l'assalto alla porta degli avversari che sono capitolati in 5 minuti, il tempo necessario prima che Mbaye deviasse nella propria porta un cross di Mario Rui. Rimesso a posto il risultato, il Napoli s'è disteso con maggiore serenità, approfittando pure della prematura sostituzione di Simone Verdi che per un problema muscolare è stato costretto ad abbandonare poco prima del pareggio napoletano: in tutto, la sua partita è durata poco meno di tre minuti.

DOMINIO NAPOLI — La resistenza del Bologna , dunque, è crollata prima ancora che Donadoni si rendesse conto di quanto potesse essere complicato rispondere all'offensiva del tridente offensivo del Napoli. Mertens verticalizza per il diagonale di Callejon /17'), ma il pallone finisce a lato. Tra gli emiliani, Palacio è quello più attivo, l'ex interista ingaggia un duello che Chiriches e Koulibaly, sorprendendoli prima al 22' con una gran botta da dentro l'area, l'azione viene contestata dal Bologna per una presunta respinta col braccio di Koulibaly, e cinque minuti dopo lo stesso Palacio costringe Reina alla prodezza con una conclusione ravvicinata. Momenti che caratterizzano la fase centrale del primo tempo, che vive del vantaggio napoletano, raggiunto per una leggera trattenuta di Masina su Callejon: Mazzoleni concede il rigore, generoso, per la verità, anche se ci sta fischiarlo. Sul dischetto di presenta Mertens che batte Mirante con un tiro angolato.

LA PERLA — C'è poco Bologna nella ripresa. Anche perché il Napoli continua ad attaccare alla ricerca del gol che potrebbe chiudere la partita. Rete che arriva al 14', con una grande giocata di Mertens che, ricevuto il pallone da Insigne, dribbla Mbaye e con un destro a giro fa esplodere il San Paolo. Sarri e i suoi sono nuovamente in testa alla classifica.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/01/2018 18:55

Torino-Benevento 3-0: Falque, Niang e Obi in gol

Basta un tempo alla squadra di Mazzarri per battere i campani,
che crollano dopo il rosso folle rimediato da Belec al 33'.
Nella ripresa rientra anche Belotti.



Tre colpi e tre gol per il Torino, che prosegue a ritmo alto da quando Mazzarri è arrivato in panchina: due vittorie per 3-0 all’Olimpico e un pareggio esterno.

LA PARTITA — Fin troppo facile, stavolta, per il Toro. In vantaggio dopo appena tre minuti, praticamente alla prima azione della partita, con doppio taglio destra-sinistra e sinistra-destra: cambio gioco per Berenguer, rientro e cross verso il secondo palo per Iago Falque, 1-0. Il Benevento, più o meno abituato a essere sotto, prova a impostare la propria partita e non dispiace. Sfiora il pareggio all’11’ con un colpo di testa di Coda fuori di pochissimo e al 20’ con un sinistro di Guilherme che si impenna con una deviazione, e Sirigu deve scattare all’indietro per mettere in angolo. In mezzo, un colpo di testa di De Silvestri che sfila a lato al 13’. Il Toro combina poco, è lento nella distribuzione, soffre le incursioni a sinistra di D’Alessandro. Ma il Benevento gioca praticamente senza difesa e si fa male da solo. Al 33’ Niang disturba il rinvio di Belec, che si vendica con un calcione all’attaccante granata: espulso, ovviamente. Guilherme scuote i suoi con un sinistro a lato di poco, poi proprio Niang infila il 2-0: errore di Letizia in disimpegno, intercetto di Iago e palla in area per il numero 11, stop e diagonale che buca Brignoli (entrato al posto di Djuricic). Il solito Guilherme prova a tenere viva la partita con un altro mancino a giro che pizzica il palo, ma all’intervallo è già finita: al 45’ Obi infila il 3-0 dopo salvataggio di Brignoli su colpo di testa di De Silvestri. Il guardalinee alza la bandierina e l’arbitro annulla, la Var rettifica: tutto buono.

RIECCO IL GALLO — Ecco, poi resta la necessità di giocare altri 45 minuti, e il Toro non è che ci metta tutta questa voglia. La sonnolenza viene scossa dal boato del Grande Torino per l’ingresso di Belotti al posto di Niang, al 18’, ma nemmeno il Gallo risveglia la squadra. Che fa un possesso orizzontale, lento, con pochissimo movimento. La superiorità numerica non emerge. E le uniche occasioni arrivano su errori del Benevento. Al 30’ Baselli legge l’appoggio di Letizia e vola verso la porta ma davanti a Brignoli calcia incredibilmente alto. Al 41’, è Iemmello (entrato al 32’ per Coda) a farsi rubare palla da Obi, poi Iago Falque calcia in diagonale di poco a lato. E si arriva stancamente al 90’ spaccato quando l’arbitro Mariani fischia, senza recupero.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/01/2018 13:31

Milan-Lazio 2-1: gol di Cutrone, Marusic e Bonaventura

I rossoneri battono i biancocelesti con la miglior prestazione della stagione:
la squadra si Inzaghi ferma la sua serie positiva tra campionato e coppa


Dalla Lazio alla Lazio, il Milan chiude il suo cerchio. In un pomeriggio si scopre squadra vera e a lungo pericolosa, infila la terza vittoria consecutiva e per la prima volta batte una big che le sta davanti in classifica: a San Siro finisce 2-1 contro i biancocelesti di Inzaghi, che vengono battuti dopo 8 gare consecutive fra campionato e coppa. Il brutto k.o. dell’andata è cancellato e Gattuso può guardare al futuro con fiducia. L’Europa è più vicina e la semifinale di andata di Coppa Italia, mercoledì sempre contro la Lazio, appare alla portata di questo Diavolo. Decide un gol di Bonaventura allo scadere del primo tempo, dopo il botta e risposta tra Cutrone e Marusic, ma i biancocelesti hanno da recriminare: la rete dell’ex Primavera rossonero era da annullare e nessuno se ne accorge, Var compresa.

I MERITI DEL MILAN — Per un’ora i 50mila di San Siro si godono il miglior Milan della stagione. Gattuso mette in campo una squadra compatta e logica, capace di portare pericoli verso Strakosha praticamente da tutte le zone del campo: Calhanoglu fa impazzire Marusic e Bastos con sterzate e uno contro uno quasi sempre vincenti, si crea lo spazio per il tiro e impegna il portiere biancoceleste alla parata da applausi un paio di volte; Kessie e Biglia annullano Milinkovic, e l’accoppiata funziona anche in fase offensiva, con l’ivoriano a spingere e l’argentino a coprirgli le spalle; Suso cerca la porta con il sinistro a giro e lavora di sovrapposizioni con Calabria; Cutrone, al di là del gol, regge il duello con De Vrij e cerca la profondità con i movimenti giusti. È un Milan che corre e che soffre poco, le maglie rossonere arrivano quasi sempre prima di quelle blu. Ai ragazzi di Gattuso manca ancora la gestione del risultato: quando Bonucci e compagni provano ad abbassare i ritmi finiscono per essere risucchiati a ridosso della loro area. Ma, si sa, vincere aiuta a vincere...

LAZIO A META' — Privo di Immobile, Inzaghi prova a sorprendere Gattuso con Caicedo centravanti nel 3-5-1-1 con Luis Alberto a supporto, ma i veri pericoli la Lazio li crea nella ripresa, quando Felipe Anderson – entrato per Leiva - aggiunge imprevedibilità alla manovra e Milinkovic decide di accendere la luce (un suo colpo di testa al 65’, deviato da un super Donnarumma, è l’occasione più clamorosa per il 2-2, insieme all’errore sotto porta di Anderson). Resta una prestazione a metà, con qualche sofferenza di troppo nei ritmi di gioco: i 6 cartellini gialli della banda Inzaghi sono lì a sottolinearlo.

I GOL — L’1-0 rossonero al 15’ – da annullare perché Cutrone tocca la palla col braccio, cercando la torsione di testa – porta anche la firma di Calhanoglu, che pennella una punizione perfetta; il 2-1 al 44’ ha il copyright targato Calabria, che pesca con un cross da destra la testa di Bonaventura, inspiegabilmente ignorato da Bastos e perfetto nei tempi di inserimento (ormai una specialità, per Jack). Palle inattive e finalizzazione del lavoro sulle fasce: i principi gattusiani cominciano ad avere punti fermi ben visibili. Il gol della Lazio, al 20’, è un bel diagonale di Marusic, che sfrutta l’imbucata di Leiva e la disattenzione di Antonelli (perché stringe su Caicedo anziché guardare il suo dirimpettaio?).

Marco Fallisi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/01/2018 13:35

Roma-Sampdoria 0-1: Zapata gol,
Viviano para un rigore a Florenzi

A 10' dalla fine decide la rete del colombiano.
Decisivo il portiere, che para anche un rigore a Florenzi


La crisi della Roma oramai è senza fine. I giallorossi cadono in casa con la Sampdoria, portano a sei la striscia in campionato di partite senza vittorie (sette con la Coppa Italia) e non sfruttano l'assist fornito da Lazio e Inter per riavvicinarsi alla zona-Champions. La prima mezzora della Roma è quanto di peggio si possa vedere su un campo di gioco, con la Sampdoria che produce occasioni in serie e i giallorossi a fare desolatamente da sparring partner. Ramirez inizia bene, Zapata spreca qualcosa ma alla fine è lui a decidere la sfida a dieci minuti dalla fine, permettendo alla Sampdoria di portarsi ora a soli 4 punti dal quinto posto, occupato proprio dai giallorossi.

DOMINIO BLUCERCHIATO — Di Francesco è costretto a rinunciare in extremis anche a Schick (problema muscolare alla coscia) e davanti si affida a Under, al rientrante El Shaarawy e ovviamente a Dzeko, nonostante la lunga trattativa con il Chelsea ancora in corso. Giampaolo, invece, alla fine deve rinunciare a Quagliarella (oltre che a Praet) e lancia l'ex Caprari al fianco di Zapata. Prima del campo c'è spazio però per la contestazione dei tifosi giallorossi: nel mirino il presidente Pallotta ed il d.g. Baldissoni, entrambi oggetto di numerosi cori di insulti (e volantini goliardici distribuiti fuori dallo stadio). Poi si gioca e chi si aspetta una Roma arrembante - visti gli stop di Lazio e Inter - resta subito deluso. A giocare è solo la Sampdoria, che nella prima mezzora crea dieci pericoli dalle parti di Alisson e calcia 9 angoli. E a tenere a galla i giallorossi è proprio il portiere brasiliano, decisivo su un tiro a giro di Ramirez da fuori, un calcio da fuori di Barreto e, nel finale di tempo, con una doppia super parata su Caprari. L'impressione è che se Giampaolo avesse avuto Quagliarella, sarebbe andato negli spogliatoi sicuramente in vantaggio. Caprari, infatti, si dimostra leggerino e Zapata si divora un paio di gol clamorosi. E la Roma? Fa una fatica matta, disunita e mai in equilibrio. Strootman da regista è limitato e gioca solo guardando il gioco a sinistra (il suo piede), Juan Jesus dietro è da brividi, Nainggolan non si vede mai e Kolarov continua nel suo momento di appannamento. Così il primo tiro dei giallorossi arriva alla mezzora, con un colpo di testa di Pellegrini ampiamente fuori misura. Ma almeno dà una scossa agli uomini di Di Francesco, che al 32' segnano con Manolas (annullato per fuorigioco netto) e al 38' hanno la grande occasione per passare: Bereszynski stoppa in area con la mano una bella girata al volo di Under, calcio di rigore che Florenzi (male anche lui) calcia centrale e a mezza altezza, favorendo la parata di Viviano. Poi c'è ancora spazio per un tiro di El Shaarawy in corsa parato ancora da Viviano e un tiro al volo alto di Under. Quindi l'intervallo, i fischi dei tifosi e un gesto di stizza di Strootman verso la curva giallorossa.

SCELTE E CONTESTAZIONE — L'intervallo evidentemente fa bene ai giallorossi, che tornano in campo con tutto altro piglio. Pellegrini inizia a trovare maggiori inserimenti, Florenzi accompagna con più qualità la manovra offensiva e Nainggolan trova più spazio per giocare. Così stavolta tocca alla Roma creare occasioni in serie, con Viviano subito in evidenza prima su un tiro di Pellegrini ben respinto e poi su una deviazione volante di Under (bella la palla tagliata da Florenzi) che gli sbatte fortunatamente sul volto a colpo sicuro. Poi però sono troppi gli errori di misura, con Pellegrini (due volte) e Dzeko (abulico) che gettano alle ortiche ottime chance da dentro l'area. Così poco dopo la a metà della ripresa Di Francesco si gioca la doppia carta Defrel-Perotti, passando dal 4-3-3 al 4-2-4. I cambi però non gli danno ragione, un po' perché El Shaarawy e Pellegrini in quel momento stavano girando, un po' perché la Roma perde nuovamente equilibrio. Così al 35' è la Sampdoria a passare, con Murru che trova un bell'assist per Zapata, Juan Jesus si addormenta e Zapata gli sfila alle spalle, mettendo di piatto alle spalle di Alisson. Il resto è solo confusione, con la curva Sud che alla fine chiama la Roma sotto la curva e la squadra che fugge negli spogliatoi.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
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29/01/2018 13:40

SERIE A 2017/2018 22ª Giornata (3ª di Ritorno)

27/01/2018
Sassuolo - Atalanta 0-3
Chievo - Juventus 0-2
28/01/2018
Spal - Inter 1-1
Crotone - Cagliari 1-1
Fiorentina - Hellas Verona 1-4
Genoa - Udinese 0-1
Napoli - Bologna 3-1
Torino - Benevento 3-0
Milan - Lazio 2-1
Roma - Sampdoria 0-1

Classifica
1) Napoli punti 57;
2) Juventus punti 56;
3) Lazio punti 46;
4) Inter punti 44;
5) Roma punti 41;
6) Sampdoria punti 37;
7) Milan punti 34;
8) Atalanta punti 33;
9) Udinesee Torino punti 32;
11) Fiorentina punti 28;
12) Bologna punti 27;
13) Chievo e Sassuolo punti 22;
15) Genoa e Cagliari punti 21;
17) Crotone punti 19;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 7.


(gazzetta.it)
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03/02/2018 23:54

Sampdoria-Torino 1-1, Acquah replica a Torreira.
Mazzarri allontanato

Vantaggio doriano al 10' con l'uruguaiano, al 25' pari del ghanese (verrà poi espulso):
risultato giusto in un match importante per la volata europea.
L'ex Watford cacciato nel finale


Sampdoria e Torino hanno aperto al Luigi Ferraris il programma della 23ª giornata di Serie A e così come nella gara di andata, quando avevano impattato sul 2-2, si sono portate a casa un punto a testa: 1-1 il risultato finale. I doriani mantengono il sesto posto a 38 punti, +4 sul Milan settimo. Granata nono a 33 con l'Atalanta. Nella Sampdoria c'è stato il rientro di un Quagliarella che a differenza di altre partite ha inciso molto poco, mentre Walter Mazzarri ha optato per un cambio di modulo al suo Torino passando dal 4-3-3 al 4-3-1-2 con Baselli dietro le punte. L'avvio di gara è stato subito vivace, con le due squadre volenterose e vogliose di andare a cercare subito il vantaggio.


TUTTO NEI PRIMI 45' — Il Torino ci è andato vicino dopo appena nove minuti quando, da un cross di Obi, la palla è arrivata a Iago Falque che ha controllato in area e con il piede mancino ha cercato la conclusione a botta sicura trovando però la deviazione di Murru. Non ha invece sbagliato due minuti dopo Torreira che con una punizione a mezza altezza da posizione centrale ha fatto passare la palla tra gli uomini della barriera e ha battuto Sirigu tratto anche in inganno da un rimbalzo del pallone. Il Torino non si è demoralizzato e alla prima vera grande occasione ha rimesso in equilibrio la sfida: al 25', lancio lungo per Iago Falque sulla destra, appoggio dello spagnolo all'accorrente Acquah che ha calciato di prima intenzione dal limite dell'area, con deviazione decisiva di Ferrari che ha beffato Viviano. Il Toro avrebbe anche potuto raddoppiare tre minuti più tardi se il pallonetto di Niang, servito sempre da un intraprendente Iago Falque, non avesse trovato la deviazione in corner di Viviano.

ACQUAH-MAZZARRI FUORI — L'ordine che aveva caratterizzato i primi 45 minuti ha lasciato spazio a un po' di confusione, specialmente in avvio del secondo tempo. Rincon ci ha provato per il Torino al quarto d'ora con una conclusione al volo che è stata deviata da Viviano in allungo, ma è stata la Sampdoria ad aumentare la pressione con il passare dei minuti. I granata si sono ritrovati in dieci quando, al 28', l'arbitro Rocchi non ha avuto dubbi a sventolare il secondo cartellino giallo in faccia ad Acquah, reo di aver tirato un pestone a Caprari dopo che nel finale del primo tempo era intervenuto da dietro su Quagliarella. Gli ospiti da lì a poco hanno perso un altro pezzo a centrocampo, il venezuelano Rincon che ha lasciato il campo per infortunio così come nel primo tempo era accaduto a Obi, ma nel momento più critico della gara hanno avuto un paio di occasioni per portare a casa l'intera posta in palio con Belotti che prima è stato fermato ai limiti della regolarità da Murru quando era lanciato a rete e poi, a sei minuti dal termine, smarcato in area da Valdifiori ha calciato fuori. Per la Samp, nel recupero, grande conclusione di Verre da fuori area, con Sirigu molto bravo in parata plastica ed efficace e a mettere il destro del doriano in corner. Allontanato Mazzarri per proteste, mentre il risultato non cambia: finisce 1-1 al Ferraris.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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03/02/2018 23:58

Inter-Crotone 1-1, Barberis risponde a Eder.
Spalletti non si sblocca

Decima gara senza vittorie per la squadra nerazzurra, fermata in casa da una bella prova dei calabresi.
Commozione per Zenga


Sarà per un’altra volta, l’undicesima a questo punto. L’Inter infila il decimo risultato consecutivo senza vittorie tra campionato e Coppa Italia pareggiando al Meazza 1-1 contro il Crotone. Il gol di Eder non basta, Barberis riprende i nerazzurri regalando una notte di sorrisi ai calabresi. Il coro finale “tirate fuori i c…” della Nord, accompagnato dai fischi di tutto lo stadio, non ha certo bisogno di interpretazioni.

APPLAUSI PER ZENGA — L’accoglienza del Meazza non è polemica, però diciamo che non è nemmeno amichevole. Dalla Nord spunta lo striscione “Sveglia… torniamo a vincere”, mentre i veri applausi sono tutti per Walter Zenga che si prende pure uno striscione enorme dal cuore del tifo nerazzurro (e lui ricambia gli applausi accennando dei saltelli al “chi non salta rossonero è”).


VANTAGGIO EDER — Luciano Spalletti, senza Mauro Icardi (presente in tribuna con la moglie Wanda Nara), lancia dal primo minuto Eder punta centrale, Dalbert terzino sinistro (Cancelo in panchina) e Brozovic interno nel 4-3-3 in cui Borja Valero è il regista e Matias Vecino l’altra mezz’ala. Walter Zenga, osannato dallo stadio, schiera il suo Crotone con uno speculare 4-3-3 in cui Marcello Trotta è il terminale. I nerazzurri hanno bisogno di vincere e lo fanno capire mettendo i calabresi nella loro metà campo, però il primo tiro arriva solo al 15’ con Vecino che di destro alza sulla traversa dal limite. L’Inter al 23’ passa con Eder: calcio d’angolo di Brozovic e colpo di testa dell’ex doriano alla prima presenza da titolare in campionato quest’anno. Doveva partire, aveva forse sbuffato un po’ per lo scarso utilizzo e il 3 febbraio si ritrova lui a portare avanti l’Inter con il Crotone. Il resto del primo tempo è tanto fumo e niente arrosto.

PAREGGIO BARBERIS — Si riparte con gli stessi protagonisti della prima frazione. Al 13’ il primo intervento di Zenga, dentro Pavlovic per Martella. Due minuti e il Crotone pareggia. Azione confusa che si trascina fino al limite dell’area, la palla entra non si sa bene per quale ragione fisica e Barberis la mette nell’angolo basso alla destra di Handanovic. Il Crotone pareggia, l’Inter subisce gol per la quarta gara consecutiva. La reazione nerazzurra è immediata con un cross di Perisic che Eder spinge troppo debolmente verso Cordaz, bravo a bloccare la sfera. Spalletti toglie Candreva (sommerso dai fischi) e inserisce Rafinha al 19’. Dieci minuti ed esce Dalbert, vittima di crampi, per far posto a Cancelo. Il malessere del popolo nerazzurro fatica a restare contenuto e la Nord srotola ancora lo striscione iniziale “Sveglia… torniamo a vincere”. Rafinha agisce da trequartista e Perisic si accentra vicino a Eder, ma non si aprono varchi. Così entra Karamoh per Brozovic al 32’ dopo che Trotta in contropiede con un diagonale aveva sfiorato il sorpasso. Spalletti torna al 4-2-3-1 cercando di sfruttare tutto il potenziale offensivo. Al 35’ Vecino mette Perisic in buona condizione di calciare, ma il croato con il piatto destro chiude malissimo. Finisce 1-1, ottimo per il Crotone che muove la classifica per il terzo turno consecutivo, pessimo per l’Inter che schiva la vittoria da due mesi esatti.

Matteo Brega

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 15:17

Verona-Roma 0-1: gol decisivo di Under,
poi espulsi Pecchia e Pellegrini

Il turco a segno al 1': è la sua prima rete in Serie A.
Dzeko spreca più volte il raddoppio, ma i giallorossi devono soffrire sino
alla fine per il rosso al centrocampista al 7' della ripresa



Il digiuno è terminato. Dopo cinquanta giorni la Roma - pur concludendo in dieci - ritrova il successo, superando in trasferta il Verona 0-1 grazie alla rete di Under (il primo in giallorosso) e portandosi a un punto dal quarto posto che vale la qualificazione in Champions League, al momento appannaggio di un'Inter stordita. Il risultato non fa una piega, anche se nel finale, in inferiorità numerica e dopo aver troppo sciupato, i giallorossi hanno persino quasi rischiato la beffa. Ma è troppa la differenza fra le due squadre, senza contare che - se Eusebio Di Francesco non ha in regia De Rossi e Gonalons - i gialloblù mancano di Kean e Cerci in avanti, abbassando ulteriormente il tasso tecnico di una squadra già modesta. E così infatti, mentre i circa 1.600 tifosi romanisti cantano "Digos boia" per lamentarsi dei 21 fermati prima della partita a causa degli incidenti - per poi prendersela a fine partita anche col presidente Pallotta - gli ultrà del Verona contestano Pecchia ed espongono striscioni eloquenti: "Setti primo colpevole e schiavo di Fusco (il d.s., ndr)".

DZEKO ALL'ASSALTO — La squadra di Pecchia lancia dall'inizio il nuovo acquisto Aarons, che davanti si scambia spesso con Matos nell'affiancare Petkovic, ma i problemi sono in mediana, dove Valoti e Buchel non riescono a frenare una Roma che sfonda al centro e se non chiude il primo tempo in doppio vantaggio è solo per poca determinazione nelle conclusioni. I difensori gialloblù, infatti, arrancano e così i ragazzi Di Francesco - che non avendo registi di ruolo opta per un 4-2-3-1 con Nainggolan a galleggiare dietro Dzeko ma facendo anche un po' uomo ovunque - già dopo 45 secondi sono in vantaggio. È sufficiente che Buchel perda palla sulla trequarti su intervento di Pellegrini perché Under ne approfitti prendendo palla, accelerando e dal limite dell'area scagliando un gran sinistro che batte Nicolas. Il Verona sembra già alle corde e non sorprende che nella prima frazione Dzeko sfiori il gol cinque volte: in tre occasioni non inquadra la porta (4', 6' e 20'), mentre al 15' Nicolas devia sulla linea un colpo di testa (toccato anche da Caracciolo) e al 37' lo stesso portiere è bravo a respingere in uscita disperata. Se a queste occasioni aggiungiamo due pericolosi tiri dalla distanza di Strootman e Nainggolan (entrambi al 23'), si capisce come i giallorossi dominino, rischiando solo quando il Verona prova a trovare la profondità dietro la linea dei difensori. A farsi vivo, comunque, è sempre Matos, che al 16' impegna Alisson e al 33' conclude dal limite fuori di poco. In ogni caso, un primo tempo da dimenticare.

PECCHIA E PELLEGRINI ESPULSI — Nonostante il Verona passi a un più volenteroso 4-3-3, la ripresa comincia sulla falsa riga del primo tempo, con Nicolas subito impegnato da un colpo di testa di Fazio da angolo (1') e da un tiro Kolarov su punizione (5'). Il match però subito ha una svolta quando la Roma rimane in dieci per l'espulsione di Pellegrini (sciocco fallo a metà campo da dietro su Matos). Due minuti prima, tra l'altro, era stato l'allenatore Pecchia a prendere la strada dello spogliatoio per proteste esagerate causate da una ammonizione (anch'essa esagerata) a Buchel. Nonostante però ci sia tanto da giocare, il Verona si rende pericoloso solo in qualche mischia nel finale, visto che sui tiri da fuori Petkovic, Romulo e Matos non inquadrano la porta (10', 18' e 22') e alla fine le due occasioni migliori sono ancora giallorosse. Al 28' infatti Nicolas sbaglia un rinvio regalando la palla a Dzeko, che però gli tira addosso. Non basta: al 48' Defrel (entrato per il bosniaco) dà la palla a Strootman che, da solo, si fa deviare la conclusione dal portiere. Morale: la Roma vince con merito, si risolleva nel morale, ma deve curare sempre il suo mal di gol, mentre i tifosi del Verona davanti a tanta sterilità - un solo tiro nello specchio della porta - avranno rimpianto quel Pazzini in grado di segnare addirittura al Real Madrid. Qui invece, fra classifica e contestazioni, tira aria grama.

Massimo Cecchini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 18:09

Atalanta-Chievo 1-0: Mancini decisivo, Calvarese convalida con il Var

All'Atleti Azzurri d'Italia i tre punti nerazzurri portano la firma del giovane difensore, al primo centro in A.
Al 74' il direttore di gara decreta il gol con l'ausilio tecnologico


L’Atalanta torna a vincere dopo oltre due mesi, il Chievo non riesce a uscire dalla crisi: due punti in 9 partite. Ma il risultato premia la squadra che ha cercato di vincere e punisce la squadra che ha pensato solo a difendersi. Giusto così.


SEMPRE AVANTI — Il copione della gara è chiaro fin dall’inizio: reduci entrambe da una sconfitta con la Juve, in Coppa Italia e campionato, le squadre hanno obiettivi diversi, se non opposti. l’Atalanta cerca di imporre gioco e supremazia, il Chievo, prudente, aspetta nella sua metà campo. Maran butta subito nella mischia Giaccherini anche se non gioca dal 29 ottobre in campionato e dal 19 dicembre in Coppa Italia: il piccolo Giak fatica a entrare in partita anche perché Freuler gli sta addosso. In avanti, l’unica punta di ruolo è Meggiorini con Birsa che gli gira attorno. A squadra di Gasperini si trova di fronte a qualcosa che assomiglia a un muro e fatica a sfondarlo. Tutto ruota intorno a Ilicic, che parte da sinistra per accentrarsi o favorire l’inserimento del trequartista, e cioè Cristante. Che ci prova di testa su angolo al 10’, poi due volte di piede: male la prima, bene la seconda col pallone che sfiora il palo alla destra di Sorrentino. Ma anche Freuler (mira sballata dopo aver saltato Radovanovic) e soprattutto Ilicic (tiro a giro di destro) sfiorano il gol. Il Chievo? Si vede pochissimo dalle parti di Berisha: il primo tiro (Hetemaj, alto) è al minuto 35. Al 37’ timide e ingiustificate proteste per Ilicic che va a terra per un lievissimo tocco di Gamberini.

GRAZIE AL VAR — Nel secondo tempo, il copione non cambia: Cristante si mangia un altro gol, poi manda alto di testa. Gasperini cambia e mette Cornelius al posto di Petagna, poi al 27’ la partita si sblocca, grazie al Var Ghersini che fa cambiare idea a Calvarese: Mancini colpisce di petto, e non con il braccio, il pallone che gli arriva dall’angolo da destra di Ilicic. Ma più che dell’arbitro la colpa è del guardalinee Posado che segnala qualcosa di inesistente. A quel punto diventa tutto più facile per l’Atalanta, perché il Chievo decide che deve rischiare. Maran toglie Giaccherini (cosi e così), poi prova la seconda punta, Inglese accanto a Meggiorini con Birsa trequartista. Corenlius, entrato al posto di Petagna, impegna Sorrentino (34’), ma la partita è ormai segnata.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 18:13

Bologna-Fiorentina 1-2, Veretout e
Pulgar dalla bandierina, poi c'è Chiesa

I primi due gol del match arrivano direttamente su calcio d'angolo, al 41' e 44' del primo tempo.
Nella ripresa il giovane figlio d'arte firma il sorpasso viola



Due gol su calcio d’angolo e una magia di Chiesa. Storie speciali nel derby dell’Appennino che si chiude con la vittoria della squadra di Pioli per 2-1. La gara passerà alla storia per le due reti realizzate nel giro di pochi minuti grazie ad esecuzioni dalla bandierina. Gol messi a segno da Veretout e Pulgar, nella fase finale del primo tempo. Prodezza maturate anche grazie agli errori dei due portieri Mirante e Sportiello. Il successo permette alla Fiorentina di uscire da un periodo di crisi. L’Europa può essere ancora un obiettivo credibile.

PRIMO TEMPO — Meglio il Bologna nei primi minuti. Paga la scelta di Donadoni di proporre Dzemaili alle spalle delle due punte. All’11’ prima conclusione dei rossoblù con Destro poi è Astori a salvare su un’incursione di Dzemaili. La Fiorentina fatica a entrare in partita. Il primo segnale di vita è un destro da fuori area di Benassi. Due minuti dopo è Poli a salvare su una conclusione a botta sicura di Veretout. La partita è piacevole. Con continui capovolgimenti di fronte. Il finale di primo tempo è pirotecnico. Rompe l’equilibrio al 41’ la squadra di Pioli direttamente da calcio d’angolo. Il destro di Veretout colpisce il palo e Mirante accompagna il pallone in rete con il gomito. E’ 1 -0 per la Fiorentina. Segnare su calcio d’angolo è un evento. Al Dall’Ara l’evento si ripete pochi minuti dopo. Sportiello compie un vero miracolo a deviare sul palo una conclusione potente di Destro. E’ Pulgar a battere dalla bandierina. E anche stavolta il pallone finisce in rete con la chiara responsabilità del portiere della Fiorentina che incassa il gol sul primo palo.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Pioli inserisce Gaspar al posto di un dolorante Laurini. E dopo pochi minuti è la squadra viola a creare la prima situazione di pericolo. Gil Dias entra in area ma si fa ipnotizzare da Mirante che recupera il pallone in due tempi. Al 6’, invece, il portiere rossoblù neutralizza una conclusione centrale di Simeone. Il ritmo della partita cala di colpo. Il Bologna fatica a consegnare il pallone nei tempi giusti alle due punte Palacio e Destro. Al 22’ la Fiorentina va al tiro con Benassi. Conclusione centrale. Arrivano altri cambi. Donadoni inserisce il nuovo acquisto Orsolini al posto di un Destro comunque positivo. Poli risponde con un altro nuovo acquisto, Falcinelli. Esce un deludente Simeone. La Fiorentina torna in vantaggio al 26’. Badeli lancia Chiesa che entra in area, salta Helander e batte Mirante. Un gioiello. Il Bologna prova a reagire. Ha una buona occasione con Palacio che però spara alto. Palacio inserisce Vitor Hugo al posto di Gil Dias e passa alla difesa a tre con il chiaro tentativo di blindare il vantaggio. Finisce con il Bologna all’attacco ma con la vittoria dei viola nel derby dell’Appennino.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 18:21

Cagliari, Cigarini e Sau fermano la Spal

La squadra di Lopez batte la Spal 2-0 alla Sardegna Arena con due prodezze, una per tempo, di Cigarini e Sau.
Emiliani molto chiusi ma mai pericolosi



Un gol per tempo, quasi allo stesso minuto: così il Cagliari batte la Spal in uno scontro diretto per la salvezza. La squadra di Lopez ha sfruttato la qualità di Cigarini e dopo la rete del vantaggio ha potuto gestire con discreta sicurezza il resto dell'incontro. La Spal ha provato a rimontare cambiando anche modulo e giocando con il tridente, ma le uniche due conclusioni pericolose sono arrivate negli ultimi minuti, quando il Cagliari aveva già ipotecato il successo.

PRIMO TEMPO — L'importanza della sfida è ovviamente alta e di conseguenza le due squadre si affrontano con durezza e accortezza: molti scontri a metà campo, pochissime occasioni. Lopez e Semplici scelgono il 3-5-2 con le mezzali chiamate a supportare le punte: da una parte Barella ci prova più di Joao Pedro, dall'altra né Kurtic né Grassi riescono a proporsi con continuità anche perché la Spal ha un baricentro molto basso che rende complicate le ripartenze. In un simile contesto tattico il tiro da fuori può diventare determinante e infatti al 34' il Cagliari va in vantaggio così: Cigarini ha il tempo di alzare la testa, prendere la mira e trovare il palo interno alla sinistra di Meret. Escludendo un colpo di testa di Faragò decisamente poco pericoloso, questo è il primo e ultimo tiro nello specchio della porta di tutto il primo tempo.

SECONDO TEMPO — In avvio di ripresa Meret ha un ottimo riflesso su colpo di testa ravvicinato di Ceppitelli. All'11' una conclusione centrale di Kurtic è il primo tiro nello specchio della Spal. Al 17' il Cagliari raddoppia con Joao Pedro ma Farias, autore dell'assist, è in fuorigioco sul passaggio di Cigarini. La Spal non punge, Semplici inserisce Paloschi, ma al 33' arriva il raddoppio dei sardi: punizione di Cigarini, torre di Ceppitelli, tacco di Castan e gol di Sau, entrato da poco al posto di Farias. Partita chiusa che Cragno blinda definitivamente con due belle parate su Paloschi e Antenucci. Il Cagliari scavalca il Chievo e il Sassuolo, per la Spal invece la salvezza adesso dista tre punti.

G.B. Olivero

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 18:25

Juve-Sassuolo 7-0, tris Higuain,
doppietta Khedira, in gol Alex Sandro e Pjanic

Nel primo tempo rete di Alex Sandro, doppietta di Khedira e gol di Pjanic, nella ripresa si scatena il Pipita.
Gara a senso unico



La Juve ha passato un freddo pomeriggio di inizio febbraio a bullizzare il Sassuolo: un’ora e mezza di tiri in porta e palloni rovesciati in rete contro una squadra troppo brutta per essere vera. Pallottoliere alla mano, i gol all’Allianz sono così abbondanti che gli infortuni prima e durante il match non tolgono il buonumore alla Signora. Dentro a questo 7-0, ridondante e un po’ rococò, ecco la bellezze di certe geometrie a centrocampo, la corrispondenza di amorosi sensi tra Pjanic e Khedira e, soprattutto, lo strapotere di Higuain, mai così tonico.

CENTRAVANTI KHE — Un polpaccio dispettoso toglie dal match, un attimo prima di iniziare, Andrea Barzagli. E, nello stesso momento, offre una chance dopo una vita a Rugani. Mentre, come proclamato solennemente da Allegri alla vigilia, Bernardeschi “stringe” i denti per spalleggiare Mandzukic e il Pipita. Di tridente in tridente, Iachini risponde azzardando il nuovo arrivato Babacar davanti ai due mancini migliori della rosa: sia per Politano che per Berardi la parola Juventus provoca sussulti. Se per il primo è ancora fresca la cicatrice del passato al Napoli, saltato sul filo dei minuti; il secondo resterà sempre l’uomo del doppio gran rifiuto alla Signora. Ma l’atteggiamento del Sassuolo, dal primo all’ultimo alito, è troppo passivo perché i sinistri possano duettare: così la Juve prende possesso e si infila immediatamente dietro alle linee nemiche. E sfonda pure, subito, molto prima di quanto capiti di solito qui all’Allianz: prima Khedira suona la tromba dalla distanza e costringe Consigli a distendersi, poi al 9’ Alex Sandro la spinge con facilità dopo un mischione. E anche nel 2-0 c’è la zampa, anzi la testa, del redivivo esterno brasiliano: la spizzata su angolo di Pjanic, arriva proprio sul piede di Khedira per un tap-in da centravanti. Il tedesco conosce il mestiere e anche il 3-0 poco dopo è un colpo da Pipita: volata su ennesimo gioiellino di Pjanic, protezione col corpo e destro a incrociare.

DOMINIO ANNICHILENTE — La partita è talmente su un piano inclinato, e il Sassuolo così alla deriva e con tanta acqua imbarcata, che il vero sussulto finisce per essere l’ennesimo infortunio: appena dopo il 2-0, Matuidi si tocca la coscia e deve uscire per un applauditissimo Marchisio. Più del k.o. di Barzagli, i muscoli del francese potrebbero davvero far tremare Allegri: l’equilibrio di tutta questa nuova architettura si basa sull’atletismo intelligente del numero 14. I cattivi pensieri non fanno in tempo a prendere corpo nella testa dei 40mila dello Stadium perché la grandinata continua sulla testa di un misero Sassuolo: il poker è un destro secco dal limite di Pjanic, uno dei migliori in questo dominio annichilente. Ed è solo un caso che non sia arrivato già nella prima metà il guizzo del Pipita, vicino più volte (e con entrambi i piedi) alla meta: Higuain sta una favola, per le esultanze multiple bisogna solo avere pazienza. Tutto il contrario del Sassuolo, mai così triste e arrendevole prima d’ora: solo Lirola, baby di buone speranze appena ceduto agli emiliani, va vicino al più tradizionale gol dell’ex, ma a questa maxi-festa partecipa anche Buffon, titolare in A dopo quasi due mesi.

MEDICINA PIPITA — Nella ripresa, visto l’andazzo, Allegri sceglie di mettere al minimo l’energia: Firenze è dietro l’angolo, prima della notte europea del 13 febbraio contro il Tottenham di Pochettino, argentino di sangue piemontese. Khedira, ad esempio, lascia spazio ai muscoli di Sturaro e anche Rugani è costretto a lasciare a Benatia. Paradossalmente, rispetto a loro, prende più applausi il cambio successivo del Sassuolo, l’ex Matri al posto di Berardi, abulico almeno quanto il gioiello Politano (anche lui sostituito). Alla fine, il secondo tempo potrebbe scivolare lento fino al 90’, ma c’è tutto il tempo per far partecipare al banchetto una-due-tre volte il più importante dei convitati: il gol di Higuain in girata secca arriva tardi rispetto alla qualità della prestazione e significa 5-0. Quello del 6-0 è seguente a uno stop di velluto e a un dribbling su Consigli. L’esagerato 7-0, poi, è figlio di un docile tocco sotto. È la prima tripletta del Pipita di bianconero vestito: aspettando i responsi del dottore sui troppi infortunati, è questa la migliore medicina prima del Tottenham.

Filippo Conticello

Fonte: Gazzetta dello Sport
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04/02/2018 18:28

Udinese-Milan 1-1: gol di Suso, autogol di Donnarumma, Calabria espulso

Gattuso avanti con una perla dello spagnolo, nella ripresa il terzino lascia
i suoi in 10 per doppia ammonizione e l'autorete del portiere regala il pari a Oddo


Finisce 1-1 alla Dacia Arena tra Udinese e Milan. Il diciottesimo pareggio nei confronti tra le due squadre. Ed è giusto così. Passa il Milan, ruggisce l'Udinese che sfrutta l'uomo in più (rosso a Calabria) e un autogol di Donnarumma, ma preme finché può. A Rino Gattuso sfugge la quarta vittoria di fila in campionato, colleziona invece il secondo pareggio consecutivo dopo quello nella semifinale d'andata di Coppa Italia con la Lazio. I bilancio di Oddo continua a essere più che positivo: in 11 partite, ne ha perse solo due, Napoli in casa al debutto e Lazio fuori, il resto sono sei vittorie e tre pareggi. Il pubblico è felice e lo stadio pieno lo dimostra. Anche il pre alla Dacia Arena è, come spesso accade interessante e da partita di cartello: all'Auditorium c'è l'attore Sebastiano Somma, tifoso del Napoli, in mezzo ai tifosi vip Miss Italia Alice Rachele Arlanch, simpatizzante dichiarata dei rossoneri.

CAPOLAVORO SUSO — Il Milan parte con la formazione annunciata, l'Udinese invece punta sul Made in Italy sulle corsie e Oddo getta subito nella mischia il pupillo di Pescara Zampano, unico acquisto ottenuto al mercato di gennaio per far crescere col maestro Zeman il talento Ingellsson e comincia con una squadra un po' troppo abbottonata in 5-4-1 che vede Zampano e Pezzella accanto ai tre centrali, De Paul insieme ai tre di centrocampo e Lasagna unica punta pronto a colpire negli spazi. Anche il Milan non sta proprio nell'abito del 4-3-3 ma Gattuso tiene Biglia basso davanti alla difesa e Bonaventura pronto a sfruttare la propensione offensiva. Ne consegue un 4-1-4-1 con André Silva davanti a un quartetto che guadagna metri e infonde energia. Così dopo 9' Suso si libera della guardia di De Paul e fa partire un sinistro che si insacca all'incrocio dei pali. È un capolavoro. Lo spagnolo che è il rossonero che tira più nello specchio non si smentisce colpisce e porta a 6 i gol in campionato confermandosi cannoniere del Milan. L'Udinese accusa il colpo, Pezzella soffre le sgasate dello spagnolo, ma qualche volta riesce a distendersi. De Paul risponde, ma la piazza male. Poi è Silva (Kalinic, mattatore dell'andata, e Cutrone sono in panchina) non si capisce cosa faccia quando appoggia all'indietro per Bizzarri da ottima posizione. Oddo accenna a un 3-4-2-1, piazzando De Paul a sinistra (che mette in difficoltà Abate) e Jankto a destra a fare le ali per Lasagna che va come un treno e due volte di testa ci arriva, ma senza fortuna. Il Mian è concreto, ogni tanto sbanda, ma non affonda.

RUGGITO UDINESE — Si riparte senza scossoni, il primo è un consulto Var perché Lasagna stretto da Bonucci in area va giù ma Manganiello vede bene e conferma la decisione di far proseguire. Ma dopo 20 minuti Oddo comincia la girandola dei cambi, ha bisogno di forze fresche, i suoi sono decisamente più azzeccati: dentro Widmer per Pezzella e Maxi Lopez per un buon De Paul e poi anche il croato Balic (per Behrami) che gioca a testa alta e vede dove mandare il pallone. Ma in mezzo a tutto ciò c'è la svolta della gara. Dopo 23' Calabria blocca male una ripartenza di Jankto e il secondo giallo gli fa terminare la partita. L'Udinese a quel punto spinge a tutta, mentre Gattuso inserisce Kalinic per lo spento Silva: Donnarumma fa un miracolo sulla giravolta di Maxi Lopez, ma butta dentro la porta un minuto dopo (31') una pennellata delio scatenato Lasagna che Bonucci aveva sfiorato. Il pareggio ci sta tutto. Ma il Milan anche in 10 ruggisce ancora col solito Suso che fa ammattire Zampano. C'è ancora un brivido per una punizione dello spagnolo, ma la calcia sulla barriera. La sfida tra gli amici campioni del mondo 2006, Oddo e Gattuso, finisce qui con qualche dispiacere milanista e con una Dacia Arena stretta attorno ai suoi giocatori decisamente trasformati.

Francesco Velluzzi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/02/2018 11:39

Benevento-Napoli 0-2: gol di Mertens e Hamsik, infortunio al belga

Il centravanti di Sarri segna al 20', poi esce nella ripresa per un problema alla caviglia che non sembra grave.
Di Hamsik il raddoppio



Troppo poco Benevento per il Napoli, che torna capolista imponendosi nel derby con i cugini sanniti che hanno sfoderato tutte le loro armi ma, come sempre in questa stagione, sono stati colpevoli di troppe ingenuità ed anche sfortunati (il Var ha negato, giustamente comunque, ai giallorossi un penalty già assegnato). Contro i primi della classe ogni errore è stato sottolineato con la matita...azzurra. Mertens e Hamsik hanno così riportato la squadra di Sarri davanti alla Juve, il duello testa a testa continua.

LE SCELTE — De Zerbi ha scelto di imitare Donadoni: niente centravanti nella speranza che il Napoli potesse andare in difficoltà difensivamente come nel primo tempo contro il Bologna. Esordio assoluto per Puggioni, Sandro in campo dal primo minuto e con la fascia di capitano (positivo il suo esordio come frangiflutti davanti alla difesa). Mosse intelligenti che non hanno però smosso Sarri, che invece se l'e giocata con i titolarissimi e probabilmente andrà avanti così fino a fine stagione.

BRIVIDI E GOL — Padroni di casa combattivi in avvio con D'Alessandro e Brignola propositivi sugli esterni. Di Djuricic la prima conclusione, di Guilherme, falso nueve, la seconda. Il Napoli ha faticato a mettere la testa nella partita tanto che Reina è stato chiamato ad una parata a terra proprio da D'Alessandro. Poi però gli azzurri hanno iniziato a mostrare le loro qualità e Insigne, dopo uno slalom alla Tomba, si è inventato un pallonetto così dolce che ha baciato la traversa. Il Benevento si è impaurito, Hamsik invece ha preso coraggio ma non la porta da buona posizione. Al 24' Napoli avanti con Mertens, che supera nuovamente Higuain nella classifica cannonieri (14 a 13): taglio perfetto di Allan, palombella morbida del belga, con parabola indecifrabile, e pallone alle spalle di Puggioni. A quel punto il Napoli ha alzato il piede dall'acceleratore convinto di avere il risultato in tasca (Mertens ha rischiato di metterlo in ghiaccio ma Puggioni ha deviato oltre la traversa). Così prima dell'intervallo i sanniti hanno di nuovo messo la testa fuori grazie ad un contropiede ben orchestrato ma chiuso male da Djuricic con un mancino sul fondo da ottima posizione. Insomma, a fine primo tempo azzurri in vantaggio ma giallorossi assolutamente in partita e vittime dei loro troppi errori tecnici sotto porta.

ERRORE E VAR — A proposito di errori, quello di Venuti in avvio di ripresa dopo appena trenta secondi ha indirizzato la partita in modo definitivo: troppo facile a quel punto per Callejon, ben lanciato da Allan, servire ad Hamsik un cioccolatino solo da scartare. Due a zero e secondo tempo in discesa per il Napoli. Unico rischio per gli azzurri un calo di concentrazione, come in occasione del penalty - poi cancellato dal Var - causato da un distratto Koulibaly con un calcione a Costa. Il precedente fuorigioco di Sandro ha però vanificato ancora una volta gli sforzi del Benevento. Da elogiare, comunque, il coraggio dei sanniti che non hanno smesso di tenere il ritmo alto anche rischiando l'imbarcata (Callejon, specie nel finale, ed Allan sono andati vicino al tre a zero). Unico brivido, a quel punto, l'uscita anticipata di Mertens, per un colpo infertogli da Djimsiti: la sensazione è che la caviglia sinistra del belga si sia girata, anche se dalle prime valutazioni l'infortunio non pare grave. Domani se ne saprà di più, per adesso il Napoli si gode la vetta.

Gianluca Monti

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05/02/2018 23:23

Lazio-Genoa 1-2: gol di Pandev, Parolo e Laxalt al 92'

Un errore di De Vrij propizia il gol dell'ex, rimedia Parolo ma nel recupero arriva la doccia fredda per Inzaghi


Flop fragoroso della Lazio che contro il Genoa rimedia la terza sconfitta casalinga e perde la chance per rafforzare il terzo posto. Decide sui titoli di coda un colpo di testa di Laxalt che poco prima si era visto annullare un gol per un mani da Maresca con l’aiuto della Var. La squadra di Ballardini, reduce da due sconfitte, si era portata in vantaggio con Pandev, subito agganciato dall’illusorio pareggio di Parolo. Che ha tenuto alte le speranze biancocelesti per i tre punti sino alla fine anche in una serata con varie ombre sul piano della prova collettiva.

SENZA SBOCCHI — Inzaghi inserisce Lukaku e Murgia per sostituire Lulic e Milinkovic, fermati dal giudice sportivo. Al debutto in campionato Caceres. Radu centra le 300 gare in biancoceleste. Emergenza in difesa per Ballardini. Alla squalifica di Spolli si è aggiunta la defezione di Izzo. Viene arretrato Biraschi e entra Rossettini come centrale. Ma anche il centrocampo viene ribaltato rispetto all’ultima gara, quella persa con l’Udinese. In regia c’è Bertolacci al posto dell’infortunato Veloso, spazio a Pedro Pereira (Rosi k.o. nel riscaldamento) e Hiljemark, rinforzi al ritorno in Serie A, mentre Laxalt e Rigoni sono al rilancio dal primo minuto. In avanti tocca a Galabinov affiancare Pandev. La Lazio cerca di dare subito ritmo alla manovra per aggirare la cortina difensiva del Genoa. Che è guardingo ma anche pronto a sganciarsi in profondità. Tra i motivi della sfida il faccia a faccia a centrocampo tra i cognati Murgia e Bertolacci (marito di Nicole, la sorella del laziale). La squadra di Inzaghi non riesce a dare alle trame offensive la pericolosità delle ultime gare interne: molto compatto il fronte di copertura dei rossoblù. Così al 38’ Luis Alberto ci prova dalla distanza senza però inquadrare la porta. Al 40’ Pandev, che era a terra a metà campo per un precedente contrasto di gioco, si alza improvvisamente per attivare una ripartenza che innesca il tiro di Laxalt neutralizzato da Strakosha. Il macedone viene redarguito verbalmente dall’arbitro Maresca sotto un’ondata di fischi del suo vecchio pubblico. Ancora Luis Alberto tenta di sorprendere con una parabola Perin che è però vigile.

GRAN FINALE DI LAXALT — Dopo l’intervallo il Genoa infittisce i meccanismi difensivi. All’8’ Leiva si rende pericoloso: tiro deviato in angolo. Al 10’ il Genoa coglie l’attimo per portarsi in avanti: dalla destra traversone di Hiljemark, il colpo di tacco di Galabinov è gestito malissimo da De Vrij, che di fatto la stoppa per Pandev che infila Strakosha. Il vantaggio dei rossoblù gela l’Olimpico. Sesta rete da ex da parte del macedone. La Lazio trova la forza per reagire subito. Al 14’ un traversone dalla destra innesca il colpo vincente di Parolo, che con un bel tocco di sinistro fissa l'1-1. Ballardini avvicenda Rigoni con Medeiros. Inzaghi risponde con Felipe Anderson e Nani al posto di Marusic e Murgia. La Lazio passa al 3-4-2-1. I biancocelesti macinano gioco a caccia della soluzione per entrare in area. Al 34’ gran tiro a volo di Luis Alberto parato da Perin. Un minto dopo Laxalt si avvantaggia di un rimpallo con Caceres e va a segnare. Maresac ricorre però alla Var e annulla per un fallo di mani. Nel frattempo, Patric rileva Leiva, mentre Lazovic dà il cambio a Pereira e Bessa a Pandev. Al 47’ Laxalt va ancora a rete: questa volta è regolare il colpo di testa dell’uruguaiano su cross di Hiljemark. E’ il sigillo sui tre punti del Genoa tra l’amarezza della Lazio.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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05/02/2018 23:28

SERIE A 2017/2018 23ª Giornata (4ª di Ritorno)

03/02/2018
Sampdoria - Torino 1-1
Inter - Crotone 1-1
04/02/2018
Hellas Verona - Roma 0-1
Atalanta - Chievo 1-0
Bologna - Fiorentina 1-2
Cagliari - Spal 2-0
Juventus - Sassuolo 7-0
Udinese - Milan 1-1
Benevento - Napoli 0-2
05/02/2018
Lazio - Genoa 1-2

Classifica
1) Napoli punti 60;
2) Juventus punti 59;
3) Lazio punti 46;
4) Inter punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Sampdoria punti 38;
7) Atalanta punti 36;
8) Milan punti 35;
9) Udinese e Torino punti 33;
11) Fiorentina punti 31;
12) Bologna punti 27;
13) Genoa e Cagliari punti 24;
15) Chievo e Sassuolo punti 22;
17) Crotone punti 20;
18) Spal punti 17;
19) Hellas Verona punti 16;
20) Benevento punti 7.


(gazzetta.it)
[Modificato da binariomorto 05/02/2018 23:29]
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10/02/2018 13:47

Fiorentina-Juventus 0-2:
gol di Bernardeschi e Higuain,
Allegri in testa

Dopo un primo tempo sofferto (palo di Dias e rigore cancellato dalla Var),
perla su punizione del grande ex e raddoppio nel finale del Pipita


La dura legge dell'ex è firmata Federico Bernardeschi: Allegri lo lancia titolare e lui ringrazia spaccando la partitaccia del Franchi con una punizione alla Dybala. Bernardeschi tartassato fin dal momento in cui è sceso dal pullman, che come aveva previsto il tecnico ha giocato contro la Fiorentina in maniera scanzonata. Lui apre, Higuain chiude e la Signora vola in testa per una notte, aspettando il risultato di Napoli-Lazio.

RIGORE REVOCATO — L'episodio chiave arriva al 18' del primo tempo: tocco di braccio di Chiellini su tiro di Benassi, l'arbitro assegna un calcio di rigore che in realtà non verrà mai battuto. Veretout passa tre minuti abbondanti ad aggiustarsi il pallone sul dischetto, mentre l'arbitro resta agganciato all'auricolare in attesa di comunicazioni via Var. Quando arrivano, non fanno felici i tifosi viola: penalty revocato perché Benassi al momento del passaggio era in posizione di fuorigioco sulla giocata di Alex Sandro, comunque fortuita dopo il contrasto con Simeone. A quel punto si può ricominciare a giocare, con la Fiorentina che continua a spingere e la Juventus che contiene ma fa fatica a uscire dalla propria metà campo. Non a caso è la Viola ad andare più vicina al vantaggio prima dell'intervallo, con Gil Dias che su azione di contropiede colpisce il palo dopo aver evitato l'intervento di Lichtsteiner. La partita s'accende per qualche fallo di troppo e anche per un testa a testa Milenkovic-Higuain (provocato dal giovane serbo).

LA LEGGE DELL'EX — La svolta nella ripresa, quando il più fischiato (e insultato) dai padroni di casa diventa l'eroe della serata per i tifosi bianconeri: all'11' Bernardeschi diventa uno e trino, prima si procura una punizione da buona posizione (fallo di Badelj) e poi la trasforma nell'uno a zero: sinistro sul palo di Sportiello, che non fa molto per evitare lo svantaggio. Senza Dybala, specialista mancino dei calci piazzati, ci pensa l'ex viola, che adesso avrà un motivo in più per farsi odiare da Firenze. La Fiorentina non s'arrende e gioca la carta Thereau, che costringe subito Buffon a un intervento monstre per evitare il pari. Allegri invece toglie Marchisio e inserisce Douglas Costa ridisegnando la squadra con il 4-4-1-1 con il brasiliano in versione Dybala (così potrebbe giocare in Champions). La Viola ci prova ancora con una conclusione di Badelj (deviata da Benassi), ma i titoli di coda li scrive Higuain, che al Franchi si esalta: lanciato dal destro di Chiellini frega Sportiello con un diagonale chirurgico. Domani toccherà al Napoli riprendersi la testa.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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11/02/2018 12:07

Spal-Milan 0-4: Cutrone doppietta, Biglia e Borini in gol.
Gattuso è sesto

Quarta vittoria nelle ultime cinque gare di campionato per i rossoneri, trascinati dal centravanti.
L'argentino si sblocca: prima gioia



Il Milan passa a Ferrara contro la Spal con un rotondo 4-0. Per i rossoneri era gara-chiave: per accorciare la classifica – almeno di 24 ore – la squadra aveva l’obbligo di vincere. Vittoria forzata anche per riscattare il pareggio di Udine e per avviarsi al meglio al tour de force italo-europeo che aspetta il gruppo. Prova superata, grazie alla doppietta di Cutrone e ai gol di Biglia e Borini.

LAMPO PATRICK — Gattuso rilancia Cutrone per l’infortunato Kalinic, Semplici si affida alla formazione e al modulo collaudati. In realtà anche i fedelissimi stavolta tradiscono: la posizione dell’allenatore è sempre più a rischio. Non c’è nemmeno troppo tempo per studiare schemi e partita, perché il vantaggio rossonero di Cutrone è immediato: Suso origina il cross su cui arriva Romagnoli, Meret respinge e Cutrone ribatte in rete. La reazione della Spal è affidata alle giocate di Lazzari, che sulla destra tiene basso Rodriguez. In mezzo però fatica: il centro area è casa della difesa rossonera e Antenucci sparisce. Tra i più pericolosi c’è così un difensore, Salamon, utile sui corner a colpire di testa. I piedi buoni ce li ha soprattutto il Milan che si accende con il destro di Calhanoglu: fuori di poco. Quelli della Spal sono del 77 Viviani, incaricato di tutte le punizioni dal limite: quella negli ultimi minuti sbatte sul palo esterno alla sinistra di Donnarumma. Il giallo rimediato da Kessie costerà all’ivoriano la prossima sfida contro la Samp.

CUTRONE BIS — Per rilanciare la sua squadra sotto di un gol e in generale anche per ravvivare una partita senza emozioni, Semplici lancia l’ex Paloschi in attacco. Ci prova in realtà Antenucci dalla distanza poi però è un altro baby cresciuto nel vivaio rossonero che colpisce di nuovo: ancora Cutrone sul solito invito di Suso a originare l’azione. Dalla destra parte lo spunto dello spagnolo che Patrick prima sbatte sul palo e poi infila in rete. Prima doppietta in campionato per il 63 rossonero, ora vero leader della gerarchia milanista in attacco. In una giornata positiva il Milan trova anche il gol di Biglia, il primo rossonero. Clamorosa però la complicità di Viviani e Meret che gli regalano il pallone: Lucas prende la mira e piazza il destro. E c’è tempo anche per calare il poker, con un bel diagonale del subentrato Borini su suggerimento di Montolivo, anche lui appena entrato dalla panchina. Dove l’Inter poco tempo fa si era fatta riprendere il Milan vince senza subire: in attesa delle altre partite di A, un altro tassello nella grande rincorsa.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
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