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Campionato di calcio Serie A stagione 2017/2018

Ultimo Aggiornamento: 21/05/2018 12:18
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20/11/2017 00:21

Torino-Chievo 1-1: Baselli risponde a Hetemaj, Belotti sbaglia un rigore

Un gol per parte nel primo tempo, poi nella ripresa Sorrentino sale in cattedra:
miracolo su Iago Falque e Belotti ipnotizzato dal dischetto



Al Torino non riesce il salto di qualità. Solo 1-1 con il Chievo: Belotti sbaglia il rigore della vittoria, alla fine il Grande Torino fischia.

IL PRIMO TEMPO — L'inizio è tutto del Chievo. Più ordinato, più lucido, più organizzato. Inglese gira debolmente da dentro l'area al 2', Castro incrocia di testa sul palo da cross di Gobbi al 6' e poi al 14' il vantaggio. Cambio gioco verso Cacciatore, strada libera per il cross che Meggiorini con una deviazione allunga verso il secondo palo dove Hetemaj sovrasta De Silvestri e incrocia in rete. Breve pausa per la Var, niente fallo sul terzino granata e Chievo che è avanti. Ma si spegne, accontentandosi di chiudere spazi nella propria metà campo, invogliato dallo sviluppo lento e prevedibile del Toro. La squadra di Mihajlovic però aumenta i giri intorno alla mezzora, dopo che l'infortunio di Castro toglie solidità alla linea centrale del Chievo e quando Ljajic intensifica la presenza più tra le linee e le due mezzali cominciano a inserirsi senza palla. Al 29' Burdisso devia a lato una gran punizione cross di Ljajic, al 31' Obi corre senza palla e riceve, serve Ljajic che premia l'incursione di Baselli: tocco a lato. Ma è il preludio all'1-1: minuto 33, cross di Obi e Baselli svetta tra Tomovic e Cesar, più preoccupati da Belotti. E al 40' chance del sorpasso con una girata di prima di Ljajic su appoggio basso di Iago dal fondo.


SUPER SORRENTINO — L'intervallo però toglie verve al Torino, che torna in campo sfilacciato. Serve Burdisso al 6' per salvare su Hetemaj a colpo sicuro, mentre il Toro non si vede più per altri venti minuti. Improvvisa è la traversa colpita da Iago Falque dopo un affondo di De Silvestri al 20', con tocco decisivo di Sorrentino. Mihajlovic inserisce Niang per Obie sposta Ljajic interno sinistro: la manovra non migliora. Ma al 26' la Var punisce un contrasto di Gobbi su Belotti: rigore. Il Gallo lo spreca: il suo destro è inghiottito dal balzo di Sorrentino. E il Toro, già poco lucido, accusa. Radovanovic con un gran sinistro da fuori sfiora il palo con Sirigu immobile al 33'. Inglese mette addirittura in rete al 39' ma con bandierina alzata a fine azione, e la Var conferma. Finale caldo: mischione a metà campo, Radovanovic prende per il collo Ljajic e poi prende il rosso. Ma neanche la superiorità numerica aiuta il Toro, che esce tra i fischi dei suoi tifosi.

Alex Frosio

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2017 00:03

Serie A, Udinese-Cagliari 0-1:
con Lopez arriva la terza vittoria su cinque partite

I rossoblu tornano a vincere al Friuli dopo 9 anni:
seconda vittoria consecutiva con il tecnico uruguaiano in panchina.
Decide il gol di Joao Pedro, che regala tre punti importanti e fa salire i sardi a quota 15 in classifica.
Espulso Bizzarri nel recupero



L’Udinese sbaglia, il Cagliari no. Se vogliamo, la partita del Friuli è tutta qui: la squadra di Lopez merita di vincerla perché più organizzata, più solida, anche più tranquilla. Quella di Delneri costruisce e sciupa in modo incredibile. E il pubblico di casa non gradisce, fischiando a più riprese.

RUGGINE — L’Udinese non gioca da tre settimane, per colpa della sosta e del rinvio della partita con la Lazio. E la ruggine si vede, perché già nel primo tempo sembra spaesata. Gli errori più vistosi: al 9’ Maxi Lopez manda fuori di testa da ottima posizione una punizione di Barak deviata da Rafael, al 21’ replica Jankto, ancora di testa, liberato sul secondo palo da un cross di Barak. Aggiungiamoci la paratona di Rafael su Jankto, una decina di minuti più tardi. Il Cagliari comunque non si fa spaventare dai pericoli. Con Joao Pedro accanto a Pavoletti (e quindi non Farias e nemmeno Sau), l’azione risulta un po’ troppo lenta, ma le occasioni arrivano puntuali e certificano un sostanziale equilibrio: al 25’ palla di Barella (il più ispirato), sponda di Ionita, Pavoletti si fa parare il tiro. Faragò impegna Bizzarri in una parata non semplice (38’), poi è il centravanti in cerca di se stesso (come Maxi, del resto) a provarci con una girata: fuori. Il primo tempo dell’Udinese finisce tra i fischi dei tifosi, che prima del via con un paio di striscioni avevano ricordato la scomparsa di Stefano Gaspardis, presidente dell’associazione Curva Nord. Dolore e delusione insieme.

CHE FINALE — Delusione che raddoppia all’inizio del secondo tempo, quando il Cagliari passa: Samir perde palla a centrocampo, cross del solito Barella da destra, Danilo e Widmer dormono, Joao Pedro no e batte di testa Bizzarri. L’Udinese prova a reagire, ma lo fa con l’imprecisione tipica di questa partita: Rafael copre bene il suo palo su tiro di Perica e si ripete subito dopo su Maxi Lopez. Delneri tocca il tridente, ma non serve: la sua Udinese è troppo precisa. E nell’interminabile recupero Bizzarri si fa buttare fuori dopo aver fermato Faragò lanciato a rete. Rocchi all’inizio lascia fare, poi ci ripensa e chiede l’intervento della Var. Giusto il rosso per il portiere, al suo posto va Samir. Pochi secondi e la partita finisce. Tra i fischi.

Guglielmo Longhi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2017 00:07

Inter-Atalanta 2-0: Icardi decide con una doppietta, Spalletti è secondo

Dopo un primo tempo equilibrato, il capitano trascina i suoi battendo due volte di testa Berisha.
Juventus sorpassata, adesso il Napoli è a soli 2 punti di distanza



Di testa, per avvicinarsi alla testa. Un bomber, per cominciare a crederci davvero. Due gol, per fare tredici (gol) in tredici (gare). Mauro Icardi, per piegare l’Atalanta, superare la Juve e restare in scia al Napoli. L’Inter passa un altro esame, dopo un tempo in cui gli ospiti fanno più palleggio, ma gli uomini di Spalletti non mollano di un centimetro: convinti, uniti, concentrati. Per tutto il resto c’è Maurito, il capitano, e la sua testa, che può "essere ferro" (primo gol di potenza) o "essere piuma" (secondo di tempismo e tocco). Non è solo Icardi, l’Inter: le statuette per i ruoli da non-protagonista vanno a D’Ambrosio e le sue scorribande sulla destra e a Skriniar e la sua applicazione sul Papu Gomez, uno che in teoria potrebbe metterlo in crisi con un altro passo (solo in teoria).

I GOL — La gara si decide a inizio secondo tempo, e si decide sulla destra: D’Ambrosio prima rimedia un fallo di Palomino con una sovrapposizione (la punizione di Candreva trova Icardi puntuale), poi al 15’ ruba palla nella metà campo avversaria, punta difensore e area, piazzando di sinistro un cioccolatino per il numero 9, che anticipa tutti. A vederla da Bergamo, la gara invece si decide a centro area, dove per due volte (e prima un altro paio, su cui sempre Icardi perdona), Palomino, Toloi e Masiello perdono misure e uomini. Si vanifica così un lavoro poco propositivo, ma che sembrava poter incartare l’Inter sottraendogli la palla.

LA TATTICA — Per un tempo, prima che Icardi decidesse che la gara doveva prendere altre strade, Inter e Atalanta infatti mettono in scena un clinic di disciplina tattica e pressing coordinato e convinto: movimenti puntuali e “teleguidati” del 4-2-3-1 spallettiano e del nuovo 3-4-3 di Gasp, con il Papu “falso nueve” (Ilicic e Kurtic sugli esterni). Lo spettacolo, a volerlo cercare, è nei movimenti difensivi, nelle coperture ai compagni, nei tentativi di “blitz”, spesso riusciti, per recuperare la palla su entrambi i fronti.

LA FIRMA — In fase offensiva si vede decisamente meno: un bel tocco d’esterno di Ilicic chiude un triangolo con Hateboer che entra in area e impegna Handanovic (16’), un bel lavoro fra scatto e forza fisica permette a Icardi di andare via a Palomino e presentarsi da Berisha, che gli para il tiro. Altro, pochino, ma si capisce che l’aria è cambiata già dopo 2’ della ripresa, quando Perisic fa una delle poche cose pericolose di una gara timida. Il resto è controllo nerazzurro, con Gagliardini a fare da diga, Santon a sostituire Nagatomo (senza spiccare né farlo rimpiangere), Spalletti a godersi una imbattibilità che continua e una squadra che porta ben visibile la sua firma, su ogni maglietta e su ogni porzione di campo.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2017 00:11

Verona-Bologna 2-3: Donadoni esulta in rimonta con Okwonkwo e Donsah

I veneti chiudono in vantaggio il primo tempo con le reti di Cerci e Caceres (risposta momentanea di Destro).
Poi Donadoni getta nella mischia il 19enne nigeriano e ribalta la sfida.
Pecchia sempre più a rischio esonero



Il vento dell'Africa spinge il Bologna: il nigeriano Okwonkwo al 29' e il ghanese Donsah al 31' (un ex) ribaltano il Verona nella ripresa infliggendo alla squadra di Pecchia (panchina in forte pericolo) la quinta sconfitta di fila. Punteggio generoso per i rossoblù, diciamo che il 2-2 avrebbe meglio rispecchiato quanto espresso dalle due squadra. Ma Donsah ha cavato fuori un destro in diagonale di rara bellezza, inesorabile nella sua traiettoria cominciata fuori area e terminata nell'angolino opposto al punto di battuta. Un pezzo di bravura che vanifica gli sforzi fatti fin lì dalla formazione scaligera. Che adesso può giustamente avvilirsi: la classifica è stata mossa da Genoa, Spal e Sassuolo, cioè da quelle a stretto contatto. Essere rimasti a quota sei nonostante una buona partita è davvero una mazzata. Vedremo se ci sarà il cambio in panchina, di certo i tifosi radunatisi fuori dagli spogliatoi non sono lì per applaudire.


IL PRIMO TEMPO — Bravo il Bologna, comunque, ad assestare i colpi decisivi nel cuore di un secondo tempo più equilibrato, laddove il primo aveva visto prevalere, anche nelle occasioni oltre che nel punteggio, i padroni di casa. Donadoni sul piano tattico si era messo a specchio, accettando il confronto palla a terra. Insomma, era venuto per vincere e ha ricavato il massimo quando Pecchia già pregustava il successo che lo avrebbe fatto respirare decisamente meglio. Il Bologna della prima frazione ha patito sulle fasce. E chissà cosa avrà pensato Donadoni, in panca, quando ha visto i suoi appisolarsi sul primo traversone della serata, effettuato dalla corsia mancina a cura dell'arrembante Fares. In mezzo all'area svetta Cerci, che non è mai stato uno specialista, e quasi accompagna la sfera alle spalle del rientrante Mirante. 1-0 dopo appena 12'. Però la reazione ospite è veemente e pure il Verona concede al duo Palacio- Destro tempo e spazio per confezionare il pareggio: perfetto l'assist del vecchio maestro e imparabile la conclusione, persino rabbiosa, del centravanti, che era a digiuno da 190 giorni. Decisamente troppi per un cannoniere. Però lo stesso Destro fallirà una conclusione assai più ravvicinata in chiusura di tempo, quando Pulgar lo raggiunge in un corridoio libero mettendolo davanti alla porta: lo stop in corsa è mirabile, il tentativo di pallonetto susseguente orribile. E così sfuma il 2-2. Già perché nel frattempo il Verona era tornato a condurre con una incursione dell'altro terzino, Caceres, abile a sfruttare una nuova dormita dei difensori su atro cross da sinistra, stavolta firmato da Verde. E qui Donadoni si arrabbia di brutto richiamando immediatamente in panchina Masina ("Ho voluto dargli una lezioncina", dirà negli spogliatoi), l'uomo che aveva concesso a Caceres di staccare di testa e poi di fare tap-in sulla smanacciata istintiva del portiere.

LA RIPRESA — L'altro cambio significativo dell'allenatore del Bologna arriva in avvio di ripresa quando facendo entrare Okwonkwo al posto di Destro sposta nel ruolo di centravanti il più mobile Palacio. Con il talentuoso Verdi che va prima a sinistra e poi si scambia di posto. E' la mossa decisiva perché proprio Verdi calibra il cross dalla fascia mancina per l'inzuccata di Okwonkwo sbucato in mezzo all'area non senza colpe altrui. Nemmeno due minuti dopo arriva la prodezza di Donsah a rilanciare i rossoblù e ad affossare il Verona.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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22/11/2017 00:15

SERIE A 2017/2018 13ª Giornata (13ª di Andata)

18/11/2017
Roma - Lazio 2-1
Napoli - Milan 2-1
19/11/2017
Crotone - Genoa 0-1
Benevento - Sassuolo 1-2
Sampdoria - Juventus 3-2
Spal - Fiorentina 1-1
Torino - Chievo 1-1
Udinese - Cagliari 0-1
Inter - Atalanta 2-0
20/11/2017
Hellas Verona - Bologna 2-3

Classifica
1) Napoli punti 35;
2) Inter punti 33;
3) Juventus punti 31;
4) Roma(*) punti 30;
5) Lazio(*) punti 28;
6) Sampdoria(*) punti 26;
7) Milan punti 19;
8) Torino punti 18;
9) Fiorentina, Bologna e Chievo punti 17;
12) Atalanta punti 16;
13) Cagliari punti 15;
14) Udinese(*) e Crotone punti 12;
16) Sassuolo punti 11;
17) Spal punti 10;
18) Genoa punti 9;
19) Hellas Verona punti 6;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.
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25/11/2017 23:30

Bologna-Sampdoria 3-0, in gol Verdi, Mbaye e Okwonkwo

La squadra di Giampaolo in superiorità per 45' (espulsione di Torosidis),
ma i rossoblù gestiscono il vantaggio e trovano il terzo gol


Brusco risveglio per una Samp che sognava di agganciare il treno delle grandi. La squadra di Giampaolo viene travolta da un Bologna che chiude con un secco 3 a 0 pur avendo giocato tutto il secondo tempo in dieci uomini per una discutibile espulsione di Torosidis per doppia ammonizione. Nella Samp deludente la prova dell’ex Ramirez sostituito nell’intervallo.

PRIMO TEMPO — Il Bologna parte alla grande. E al 3’ è già in vantaggio. E’ Palacio a sviluppare l’azione sulla corsia di sinistra, la palla arriva a Destro che controlla e conclude di potenza. Viviano respinge ma non controlla consentendo a Verdi di appoggiare in rete. La Sampdoria fatica a entrare in partita. Molto possesso palla ma poche accelerazioni. All’8’ Giampaolo è costretto a operare la prima sostituzione: esce Strinic, con chiari problemi muscolari e entra Murru. Al 23’ il Bologna raddoppia. Angolo calciato da Verdi e stacco vincente di Mbaye che brucia sul tempo la difesa della Samp. La squadra di Donadoni alza il piede dall’acceleratore. La partita finisce in mano a Torreira e compagni. La supremazia della Samp è totale anche se non produce clamorose occasioni da gol. Solo tante mischie dentro l’area di rigore rossoblù. In pieno recupero l’arbitro Maresca interviene per un contatto al limite dell’area tra Torosidis (già ammonito) e Zapata. Un contatto probabilmente involontario. Per il direttore di gara scatta comunque il secondo giallo. La punizione a favore della Samp invece non produce effetti.

RIPRESA — Con un uomo in meno il Bologna inserisce in avvio di ripresa un difensore, Masina al posto del centravanti Destro spostando Palacio al centro dell’attacco. Anche Giampaolo opera un cambio inserendo la punta Caprari al posto di un confuso Ramirez. La Samp inizia all’assalto. Non potrebbe essere altrimenti. Un vero e proprio assedio con tanti cross per cercare la conclusione aerea di Zapata. Il Bologna però si chiude bene cercando di allentare la pressione con qualche ripartenza affidata a Palacio. La Samp prova a aumentare il suo potenziale offensivo inserendo Alvarez al posto del difensore Bereszynski. E l’argentino si mette subito in mostra con una buona conclusione da fuori area controllata da Mirante. Il portiere del Bologna è bravo pure nel controllare un colpo di testa ravvicinato di Silvestre. Ma con un micidiale contropiede il Bologna al 28’ realizza il 3 a 0 chiudendo di fatto la sfida. Travolgente discesa di Donsah sulla corsia di sinistra, palla al centro per il nuovo entrato Okwonkwo che controlla e batte Viviano. La Samp finisce la partita all’attacco. Centra un palo con una conclusione da fuori area di Verre e produce una serie di mischie nell’area rossoblù. Ma senza nessuna vera palla-gol.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/11/2017 23:33

Chievo-Spal 2-1, Inglese con una doppietta regala la vittoria a Maran

Fanno tutti i padroni di casa: sotto di un gol nel primo tempo, per un'autorete di Cesar,
ribaltano il risultato grazie ai due gol dell'attaccante gialloblù nella ripresa



Inglese, oh yes. Il Chievo rimonta la Spal nella ripresa grazie alla doppia combinazione tra Pellissier e il centravanti destinato al Napoli (sei gol con questa doppietta). Il pareggio arriva, per la verità, anche grazie al contributo della sorte: dal contrasto aereo tra i due capitani (l'altro è Felipe) il pallone schizza giusto tra i piedi di Inglese, che non sbaglia la conclusione da pochi metri. Molto bello, invece, il gol del sorpasso: Pellissier con abile tocco innesca Inglese, rapido ed elegante nel controllo mancino e poi tempestivo e inesorabile nel successivo diagonale di destro. Niente da fare per Gomis, che nel primo tempo aveva negato il pari allo stesso avversario sbucatogli davanti dopo un rinvio di Felipe sporcato da Meggiorini.

SPAL BEFFATA — La Spal vive la sconfitta come una beffa ripensando al primo tempo di netta supremazia. E in effetti valutando le occasioni da rete sarebbe stato più equo il pari. C'è da aggiungere però che gli ospiti nella ripresa non sono riusciti a esprimersi sui ritmi che li avevano fatti preferire nella prima parte. E la reazione clivense li ha schiacciati nella loro metà campo, da cui sono usciti raramente.

SUPER PORTIERE — Il Chievo, passato in svantaggio su autogol (deviazione maldestra di Cesar sul cross di Lazzari) deve dire tre volte grazie al suo portiere Sorrentino, capace di opporsi alle conclusioni maligne e consecutive di Bonazzoli, Rizzo e Grassi, tutte racchiuse nel minuto 35'. Si tratta di interventi difficili e provvidenziali, come dimostrerà il prosieguo del match. Se la Spal fosse riuscita a raddoppiare, chissà se la rimonta dei veneti si sarebbe compiuta. Fatto sta che il 2-0 non è arrivato e la Spal ora si morde le mani: la prossima partita è a Roma... Maran, salito a 20 punti, si prepara a un Natale ricco di pandori e povero di apprensioni. Certo, se poi la Befana porterà Inglese a Napoli, il discorso sulle apprensioni potrebbe cambiare.

Nicola Cecere

Fonte: Gazzetta dello Sport
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25/11/2017 23:37

Sassuolo-Verona 0-2,
Bruno Zuculini e Verde in gol:
Pecchia salva la panchina

Al Mapei Stadium importante vittoria per l'Hellas, che manda così un segnale alle rivali nella corsa-salvezza.
Prova negativa per i neroverdi, Berardi (sostituito) mai in partita


Certe vittorie possono segnare il campionato. E quella del Verona in casa del Sassuolo (2-0) potrebbe aprire a scenari nuovi per Pecchia e i suoi ragazzi in chiave salvezza. Il tecnico ringrazia i gol di Bruno Zuculini e Verde e si tiene stretto la panchina, mettendo sulla graticola il collega del Sassuolo Bucchi, contestato dai tifosi per tutto il secondo tempo. Saranno ore calde in casa Sassuolo: Iachini il nome più caldo in caso di esonero di Bucchi, ipotesi – adesso - tutt’altro che remota.


CERCI ISPIRATO — La prima occasione del match è del Sassuolo, con Matri che si fa largo in aerea ma non inquadra la porta. Sarà anche l’unico guizzo offensivo dei neroverdi di tutto il primo tempo. Perché da lì è un crescendo del Verona, ordinato nel 4-2-3-1 scelto da Pecchia, con Cerci falso centravanti al posto di Pazzini e Kean. E’ il numero 10 dimostra subito di essere ispirato, mandando in porta due volte Valoti: al 6’ il diagonale è ben respinto da Consigli, mentre al 21’ il trequartista dell’Hellas sciupa clamorosamente il rigore in movimento, con ancora Consigli bravissimo a mettere in angolo. E’ il preludio al vantaggio del Verona, che arriva un minuto dopo. Cerci mette a sedere Peluso e dal fondo pesca Valoti che gira di petto, Cannavaro devia come può e Bruno Zuculini da due passi porta avanti l’Hellas. Vantaggio meritato e legittimato dal raddoppio (31’) che arriva ancora sull’asse Romulo-Cerci: la punta difende un buon pallone a metà campo, scarica per l’italo brasiliano che di prima pesca Verde sul filo del fuorigioco (ma la Var dà l’ok), stop dolce e sinistro vincente. Il Sassuolo è tramortito, non trova reazione e rientra negli spogliatoi accompagnato dai fischi del Mapei.


POVERO SASSUOLO — Nella ripresa Heurtaux prova ad aiutare il Sassuolo, beccandosi la seconda ammonizione allontanando inutilmente il pallone. E’ il 16’ e ci sarebbe tutto il tempo per provare a rimettere in piedi il match. Ma questo Sassuolo non ha armi per ribaltarla: possesso palla lento, scolastico, zero idee e quasi zero occasioni se si escludono un colpo di testa alto di Peluso su azione d’angolo e una spizzata al lato di Missiroli, che al 90’ sciupa un’altra occasione a tu per tu con Nicolas. Troppo poco per tentare la rimonta. Troppo poco per pensare che l’avventura di Bucchi non sia giunta alla fine. La sua panchina adesso scotta, mentre quella di Pecchia – che sembrava al capolinea – adesso sembra più salda. Almeno fino al prossimo match.

Vincenzo D'Angelo

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25/11/2017 23:41

Cagliari-Inter 1-3:
Icardi doppietta e Brozovic,
Spalletti primo per una notte

Il capitano, 15 gol in 14 match, apre e chiude la gara in casa dei sardi:
a Lopez non basta Pavoletti nel finale.
Vecino si fa male


L’Inter torna prima per una notte vincendo 3-1 a Cagliari grazie alla doppietta di Icardi e al gol di Brozovic. Il centro di Pavoletti aveva riaperto la serata dei sardi. E così un’Inter opaca si prende anche questi tre punti e mette sotto pressione il Napoli impegnato a Udine. Luciano Spalletti ripete le scelte di domenica scorsa e sistema ancora Davide Santon terzino sinistro al posto di Yuto Nagatomo. Il resto del 4-2-3-1 è la filastrocca vincente dell’ultimo periodo. Diego Lopez non sorprende e schiera la formazione prevista con il 3-5-2: in difesa c’è l’ex nerazzurro Marco Andreolli. L’avvio dei sardi è prepotente con due calci d’angolo conquistati in meno di 60 secondi e una conclusione centrale di Joao Pedro dall’interno dell’area. Al 5’ l’Inter si ritrova ancora chiusa nel suo angolo e Handanovic deve uscire in presa bassa su Pavoletti concedendo un altro calcio d’angolo. Dopo i primi 300 secondi i nerazzurri capiscono che sarà una serata da lividi. Allora dopo due duri colpi subiti da Icardi e Borja Valero, sale il tono agonistico anche dei giocatori di Spalletti. Al 13’ il tiro di Romagna dalla distanza viene rallentato dal braccio di Miranda: ammonito, il brasiliano salterà la sfida di domenica contro il Chievo, ma ci sarà per la trasferta di Torino contro la Juventus. L’acqua sale in casa interista al 16’: cross di Faragò sul secondo palo per Pavoletti che sfugge a Skriniar e colpisce verso Handanovic che con un miracolo toglie il pallone dalla porta. Vale come un gol, per l’Inter.

LAMPO ICARDI — Si vede che la lezione non è stata digerita. Due minuti e Pavoletti controlla un lancio lungo e scarica verso il portiere nerazzurro ancora bravo a respingere. L’Inter aspetta forse il momento buono per iniziare a giocare ma l’attesa erode il proprio terreno a favore del Cagliari che aggredisce, morde e spinge. E nell’entusiasmo della squadra di Lopez emerge la qualità di Barella in mezzo al campo. Al 29’ però l’Inter spiega perché il calcio non vive di solo entusiasmo. Cross di Candreva rientrato sul sinistro, Perisic in scivolata invece che tirare in porta la rimette in mezzo dove Icardi scaraventa la palla in rete. Nerazzurri in vantaggio al primo sguardo in casa cagliaritana. La squadra di Spalletti è matura anche per questo. Al 35’ i nerazzurri applicano un’ottima ripartenza con Vecino che crossa per Icardi, Rafael sbaglia l’uscita ma l’argentino non trova la palla ormai a porta vuota. La partita esce da una sorta di pausa riflessiva al 44’ con un destro di Santon dal limite che finisce fuori. Termina così il primo tempo.

BROZO ENTRA E SEGNA — Il primo intervento dalla panchina arriva con l’Inter. Dentro Brozovic per Vecino, costretto a uscire per un risentimento ai flessori. Borja Valero scivola così davanti alla difesa al fianco di Gagliardini e il croato si avvicina a Icardi da trequartista. E dopo due minuti dal suo ingresso l’Inter raddoppia. Lancio di Skriniar per Candreva che crossa e trova Marcelo il cui destro di prima infila Rafael. Al 10’ della ripresa Spalletti si ritrova così custode di un doppio vantaggio che vale il primo posto per una notte. Lopez manda in campo Farias per Ionita con l’idea di aumentare le idee offensive con il 3-4-2-1. La risposta della squadra è il gol di Pavoletti. Cross di Faragò dalla destra, Pavoletti impatta al volo e lascia immobile Handanovic. L’attaccante si infila tra Skriniar e D’Ambrosio e manda in tilt il sistema difensivo nerazzurro. L’1-2 rianima la Sardegna Arena e costringe l’Inter a rimettere la concentrazione al livello massimo. Al 35’ Cigarini mette Farias praticamente in porta, ma il suo destro è centrale. Al 36’ arriva il secondo giallo nerazzurro, per Gagliardini, l’altro diffidato e pure lui salterà il Chievo. In contemporanea Lopez toglie Joao Pedro per Cossu. Al 38’ ancora Icardi rimette due gol tra l’Inter e il Cagliari buttando in rete un pallone orfano nato da un tiro-cross di Candreva. L’arbitro Pairetto dopo aver guardato il Var su invito degli assistenti (dubbio fallo di Perisic su Rafael) conferma il gol. Spalletti chiama Cancelo e lo inserisce per Candreva al 41’, mossa per dare ossigeno alla fascia dopo le cavalcate dell’azzurro. La partita tramonta con il passare dei minuti. Il Cagliari ha mostrato la faccia migliore fatta di compattezza, aggressività e voglia. L’Inter ha calato i gol.

Matteo Brega

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26/11/2017 18:48

Genoa-Roma 1-1, raptus De Rossi, pareggio Lapadula

Giallorossi avanti con El Shaarawy, poi la manata dell'azzurro a Lapadula: rosso e rigore.
Si ferma la corsa di Di Francesco




La serie record di vittorie in trasferta della Roma si infrange a Genova, curiosamente con lo stesso pareggio con cui il Genoa certifica la peggior partenza casalinga della storia (2 punti in 7 partite al Ferraris). Decisiva per le sorti del match è la manata di De Rossi in area a Lapadula: la Roma era in vantaggio 1-0 (gran gol di El Shaarawy), la Var assegna il rigore e il rosso per l'azzurro. Lapadula pareggia e la Roma si ferma.

PRIMO TEMPO — L’atteggiamento cauto del Genoa e la lentezza della Roma inchiodano a lungo la partita su uno zero a zero persino noioso, in cui l’emozione più grande la regala un angolo di Kolarov, al terzo minuto di gioco, che scorre davanti alla porta senza trovare nessuno pronto alla deviazione.

SECONDO TEMPO — A sbloccare tutto, al 12’ del secondo tempo, è una mossa di Di Francesco, che toglie Perotti inserendo Defrel e, soprattutto, spostando El Shaarawy a sinistra. Due minuti e il risultato cambia: cross da trequarti di Florenzi, la palla scavalca Dzeko e Spolli in mezzo all’area, ma dietro di loro si proietta proprio El Shaarawy, che anticipa Izzo e fa 1 a 0. Altrettanto efficace è la contromossa di Ballardini, che piazza Lapadula per Pandev. Il centravanti è subito protagonista su azione d’angolo: De Rossi infatti lo strattona e colpisce con uno schiaffo. Grazie alla Var l’arbitro Giacomelli decreta l’espulsione del giallorosso e il tiro dal dischetto che, al 25’, lo stesso Lapadula trasforma con sicurezza in gol. Anche in dieci la Roma sfiora il gol con Strootman, che, al 40’, anticipa tutti su cross basso di Kolarov ma centra la traversa. Un minuto dopo, invece, è Lapadula a sprecare una buona occasione con un tiro impreciso. Poi, in pieno recupero, Perin cancella l’ultima chance di Dzeko.

Alessio Da Ronch

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2017 18:56

Milan-Torino 0-0: Sirigu para, San Siro fischia.
Anche Donnarumma fa il doppio miracolo

I rossoneri non vincono e non segnano in casa dal 20 settembre:
il portiere granata super, anche Gigio salva due volte nel finale



San Siro, quando non sa più che cosa fare, fischia. Milan-Torino finisce 0-0 e i conti sono pesanti. L’Inter è lontana 16 punti e Montella è all’altezza della coppia Chievo-Bologna, non proprio Juve e Napoli: comunque vada la sua domenica sera, la ricorderà come una delle più tese della sua carriera. Il Milan, complice un Toro involuto, attacca a lungo ma non trova un gol. In questi casi si guardano gli attaccanti… e per una volta non senza ragione. L’occasione per André Silva passa dopo 23 minuti: Zapata fa il cross dell’autunno – perfetto – ma il portoghese in scivolata devia fuori. Kalinic invece vive una partita di rincorse che a volte sembra un incubo. Gli riesce per davvero una giocata solo a metà secondo tempo, quando gira in porta di testa un cross di Bonucci, ma ha la sfortuna di trovare un Sirigu versione 2014-15: il portiere del Toro respinge prima quel tiro, poi un secondo tentativo di piede. Per il resto, Nikola gestisce malissimo un contropiede gentilmente concesso da N’Koulou e si mangia due occasioni XL che sarebbero state a prova di Var: sulla prima il fuorigioco era più che sospetto, sulla seconda addirittura netto. Brutti segnali. Anche per questo dopo un quarto d’ora del secondo tempo, quando il Torino sale un minimo di colpi, metà San Siro pensa ci sia solo una cosa da fare: provare con Cutrone e il suo energico caos. Montella accontenta tutti quando manca una ventina di minuti: prova Calhanoglu per Bonaventura e Patrick per Kalinic. Niente, non funzionava la coppia da 63 milioni, non funziona il ragazzo col 63. I due nuovi entrati regalano solo due urlacci per due occasioni nel recupero: sul tiro di Calha è (ancora) bravo Sirigu, mentre il gol di Cutrone arriva (ancora) in fuorigioco.


GIOCO? INSOMMA — Situazione grave, insomma. Di più, a rischio beffa. Donnarumma salva due volte in due secondi, quando la partita sta finendo: prima su un colpo di testa di Belotti, poi su un tiro di Iago. E pensare che le premesse erano altre. Borini si fa male intorno all’ora di pranzo e i milanisti ottimisti lo vedono come un segno del destino: “Ora gioca André Silva e Montella fa il 4-4-2, con Suso, Bonaventura e due punte”. Quasi. André passa tra i titolari ma in fase di possesso il Milan resta col 3-5-2, con Suso e Rodriguez a tutta fascia. Il punto è che funziona pochino, perché Milano offre una giornata di cielo azzurro ma è l’unica in forma. Kessie è ancora una volta invisibile, Kalinic pare perso nel suo lungo ambientamento e André Silva sembra sempre soffice e leggero, che per un numero 9 non sono complimenti. Suso per una volta non risolve il rebus per tutti perché, arretrato di 15 metri rispetto alla vecchia posizione da 4-3-3, evidentemente attraversa una frontiera invisibile: nella nuova posizione si ferma regolarmente al controllo passaporti di Ansaldi e non arriva nemmeno vicino alla porta. Il Milan mastica gioco ma non sembra avere un piano partita chiaro e finisce per usare spesso lanci e cross dalla trequarti, non proprio soluzioni ad alta percentuale. Quando qualche giocata funziona, arriva sempre un errore a chiudere la strada: una volta un tocco di troppo di Bonaventura, un’altra un passaggio sbagliato di André Silva, un’altra ancora un movimento sbagliato di Kalinic.

PUNTICINO TORINO — In un quadro così desolato, il Torino riesce a non farsi notare quasi mai: per un tempo fa quasi solo fase difensiva e, quando capita una palla-gol piuttosto casuale, Joel Obi devia col braccio invece di calciare in porta. Mihajlovic prende gli applausi di San Siro all’inizio ma non aggiunge soddisfazioni al punticino. Il Toro resta a un punto dal Milan ma può permettersi di tornare a casa semi-soddisfatto. Montella no, non ha lo stesso lusso. Tornano in mente le parole del d.s. Mirabelli prima della partita: “Da oggi giochiamo per vincere, non per partecipare”.

Luca Bianchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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26/11/2017 19:00

Udinese-Napoli 0-1: decide un gol di Jorginho

I friulani, guidati dal debuttante Oddo, tengono il campo con ordine e disciplina.
Il regista azzurro prima si fa parare il rigore da Scuffet, ma poi insacca sulla respinta.
La squadra di Sarri con i 3 punti torna così in vetta alla classifica


Tre punti, pesantissimi, conquistati in una domenica non certo esaltante per il Napoli. Il gol di Jorginho consente alla capolista di staccarsi nuovamente e di tenere invariato il distacco dall'Inter. Stavolta, non s'è visto il gioco spettacolare, ma una squadra concreta, che ha saputo gestire il vantaggio senza badare troppo al sottile. Di contro, L'Udinese ha dimostrato tanta voglia di far bene, la volontà di riprendersi con il nuovo allenatore: sul piano dell'impegno, Massimo Oddo può ritenersi soddisfatto. Poi, però, occorreranno anche i risultati. L'unica novità nel Napoli è Chiriches che Maurizio Sarri schiera al posto di Albiol: un turno di riposo per il difensore spagnolo in previsione della sfida con la Juventus di venerdì sera. Massimo Oddo, invece, è all'esordio sulla panchina bianconera, una prima volta contro la capolista: l'impegno si prospetta difficoltoso. L'avvio, in ogni modo, è privo di sussulti, bisogna aspettare il 23' per assistere al calcio di punizione di Mertens, respinto dalla barriera. Il Napoli gioca, prevalentemente, sulla fascia sinistra, dove si prova ad esaltare l'estro di Lorenzo Insigne. Del trio d'attacco è lui il più attivo, mentre Mertens e Callejon incidono appena sull'azione napoletana. Anche l'Udinese ha il suo tridente, ma in difesa, dove Danilo e Angella provano a respingere le pretese degli avversari. E' dalla trequarti in su che i friulani evidenziano poca consistenza, Perica è troppo solo, lì davanti, per impensierire Chiriches e Koulibaly, mentre Balic va via a Maggio, sulla sinistra, ma i suoi cross non sono nulla di eccezionale.


JORGINHO DAL DISCHETTO — Il Napoli trova il vantaggio su calcio di rigore concesso da Di Bello per un fallo di Angella su Maggio, in piena area. Alla battuta ci va Jorginho, ma Scuffet ne respinge la debole conclusione. Il più rapido di tutti sulla ribattuta è proprio il brasiliano che realizza il gol del vantaggio (33'). Nella ripresa c'è più Udinese che Napoli, ma la difesa di Sarri pare insormontabile per Perica prima e per Lasagna poi, subentrato al compagno. La capolista ha qualche difficoltà nell'organizzazione del gioco, ma gestisce il pallone con ordine. Il primo tentativo vero dei friulani arriva al 23' con una inclusione dalla distanza di Barak che Reina para in due tempi. Il Napoli bada al concreto, è consapevole che la manovra è poco brillante, allora si affida a qualche ripartenza non concretizzata, peraltro, per la scarsa vena di Callejon e Mertens. L'Udinese tenta il tutto per tutto, riversandosi nella metà campo napoletana, ma Reina non corre rischi se non all'ultimo secondo, quando ancora Barak lo testa dalla distanza: lo spagnolo blocca senza difficoltà assicurando ai suoi tre punti pesantissimi.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/11/2017 00:24

Lazio-Fiorentina 1-1: in gol De Vrij e Babacar (con la Var) al 94'

I biancocelesti avanti con l'olandese vengono ripresi nel recupero quando Massa assegna un rigore trasformato da Babacar


La Lazio non supera la delusione del derby. La squadra di Inzaghi si vede sfuggire in pieno recupero la vittoria contro al Fiorentina. Il rigore di Bababar in chiusura di partita pareggia il gol di De Vrij nel primo tempo: un risultato che premia la tenacia dei toscani e mette in evidenza una prova al di sotto delle aspettative da parte dei biancocelesti.

TRIS DE VRIJ — Inzaghi recupera Lulic, che era in dubbio causa influenza, e schiera la stessa formazione per la sesta giornata di fila. Pioli ritrova Laurini, Biraghi, Badelj e Thereau rispetto allo schieramento opposto una settimana fa alla Spal. Avvio di partita a gran ritmo. Al 6’ gol di Simeone annullato alla Fiorentina per evidente fuorigioco. Al 9’ incursione di Thereau: tiro di poco a lato. La Lazio prova a replicare al 12’: alta la punizione di Luis Alberto. Ma sono ancora i Viola (all’Olimpico però in maglia verde) a rendersi pericolosi: al 13’, dopo un’azione in velocità, conclusione di Thereau neutralizzata da Strakosha. La squadra di Inzaghi non riesce a innescare il suo gioco tipico. Al 21’ Sportiello deve distendersi per deviare una parabola di Luis Alberto. Al 25’ la Lazio sblocca la partita: al 25’imperioso colpo di testa di Di Vrij su cross pennellato dalla sinistra da Luis Alberto che aveva scambiato il pallone con Lulic su una punizione. Terzo gol in questo campionato per il difensore olandese. Al 31’ applausi dell’Olimpico per una galoppata di mezzo campo da parte di Marusic. Fiorentina in affanno per alcune disattenzioni in fase difensiva. Al 39’ troppo alto il tentativo a rete di Simeone dopo un bel cross di Chiesa. Al 40’ Luis Alberto anticipa Badelj e conclude con una rasoiata di un soffio fuori. La squadra di Inzaghi si è ormai impossessata della manovra e insiste per il raddoppio. Al 42’ reclama la Lazio per un intervento in area di Veretout su Parolo. Ancora De Vrij in evidenza: in difesa intercetta un pallone per Simeone.


BABCAR CON LA VAR — Dopo l’intervallo la Fiorentina si lancia a caccia del pareggio. Al 7’ Strakosha si oppone a un destro di Chiesa innescato da Thereau che al 15’ viene rilevato da Babacar nell’intenzione di Pioli di conferire più peso in avanti. Al 16’ Strakosha vigilia su una punizione di Veretout. Al 16’ Inzaghi detta la staffetta sulla sinistra della mediana: Lukaku avvicenda Lulic. Preme la Fiorentina: Simeone impegna Strakosha. Al 20’ altro cambio tra i toscani: Vitor Hugo rileva Laurini per dare un guardiano più fresco per Lukaku. Al 25’ bordata di Immobile smistata da Sportiello in angolo. Risponde Simeone: para Strakosha. Che poi si ripete su Babacar. Lazio più frenetica e meno agile del solito. Al 32’ doppia sostituzione: nella Lazio Basta al posto di Marusic, nella Fiorentina Saponara sostituisce Benassi. Al 42’ Sportiello sventa un colpo di testa di Parolo, sulla ribattuta ci prova Luis Alberto. Che un minuto dopo viene rilevato da Caicedo. Finale ad alta tensione. Al 47’ rigore alla Fiorentina, concesso attraverso la Var, dopo un intervento di Caicedo su Pezzella, molto contestato dalla Lazio. Dal dischetto Babacar fissa l’1-1. Terzo gol in campionato per l’attaccante senegalese che consegna alla Fiorentina quel pareggio inseguito per tutto il secondo tempo.

Nicola Berardino

Fonte: Gazzetta dello Sport
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27/11/2017 00:27

Juventus-Crotone 3-0: gol di Mandzukic, De Sciglio e Benatia

In avvio di ripresa Mandzukic sblocca di testa, poi gran gol dell'ex rossonero e sigillo di Benatia.
Bianconeri a meno 4 dal Napoli



Tre gol e tutti a casa. La Juventus ci mette un tempo a prendere le misure al Crotone, poi la sblocca nella ripresa e non si ferma più. Senza Higuain, apre Mandzukic, chiude Benatia e in mezzo c'è la sorpresa De Sciglio. Adesso testa al Napoli (a proposito, poco simpatici ed evitabilissimi i cori contro i napoletani intonati dalla curva): il primo dicembre c'è la sfida alla prima della classe al San Paolo.

FATICA — La Juventus conferma la difficoltà stagionale nello sbloccare le partite: 0-0 dopo 45 minuti in casa col Crotone non è proprio la normalità per la Signora, che si presenta con lo stesso abito dell'ultima di Champions, ovvero difesa a tre, centrocampo a quattro e doppio trequartista, ma non con gli stessi uomini. Oltre al debutto di Howedes (zero minuti giocati) in versione regista difensivo, ci sono Marchisio e Matuidi a centrocampo, Lichtsteiner a destra, Douglas Costa accanto a Dybala e Mandzukic centravanti. Per Higuain (in panchina con la mano sinistra fasciata per un trauma al terzo metacarpale procurato in allenamento) turno di riposo in vista dell'imminente tour de force (Napoli, Olympiacos e Inter). Il Crotone arriva con l'umiltà di chi sa di non potersela giocare a viso aperto: il diktat di Nicola è "prima si difende e poi si vede". La Juve ci prova, ma non sfonda. Molto attivo Matuidi all'inizio e a metà del primo tempo (un tiro alto e un colpo di testa che finisce fuori di poco) insieme a Mandzukic (due occasioni: entrambe di testa), mentre Marchisio ci prova dalla distanza. Il più pericoloso però è Alex Sandro che con una gran sassata costringe Cordaz a salvarsi in corner. In sostanza il Crotone resta chiuso nella sua area, ma la Juve non riesce a sbloccare il risultato.

TRIPLETTA — Ci riesce all'alba della ripresa, quando Mandzukic usa bene la testa su un cross di Barzagli e mette il pallone dove il portiere non può arrivare. A quel punto il Crotone capisce che è arrivata la sua ora: rotti gli argini, la Signora dilaga come un fiume in piena. Dopo il croato tocca a De Sciglio, che prova la gioia della prima rete della carriera tra i professionisti: su rinvio sbilenco della difesa del Crotone fa partire un destro che sorprende Cordaz (15'). Poi Benatia fa il 3-0 su cross di Pjanic, entrato al posto di Howedes. Il Crotone impegna Buffon una sola volta con il sinistro di Budimir.

Fabiana Della Valle

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/11/2017 16:36

Atalanta-Benevento 1-0: decide Cristante

Nella ripresa il destro dell'ex Milan abbatte il muro di De Zerbi,
che rinvia ancora l'appuntamento col primo punto in classifica




Spumeggiante in Europa, annacquata in campionato. Dopo il 5-1 all’Everton, l’Atalanta ritrova il successo in campionato, ma senza offrire champagne all’Atleti Azzurri d’Italia. Contro il Benevento, sempre più ultimo in classifica, decide ancora una volta Cristante, dopo 90’ spigolosi, arruffati. In una parola: bruttini.

QUALITA’ — Gasperini lascia fuori a sorpresa Ilicic, già escluso con l’Everton. Cristante parte a destra nel tridente, anche se dopo 15’ lacunosi finisce per accentrarsi: il 3-4-3 diventa così 3-4-1-2, ma cambia poco se non c’è chi accende la luce. L’interruttore nel primo tempo è il Papu Gomez, che con un paio di tagli dei suoi invita al tiro Castagne e Hateboer. Gli esterni però non hanno il gol nel sangue e si vede: il belga di testa al 7’ fa il solletico a Brignoli, mentre l’olandese al 44’ spreca in tuffo. Ah, che nostalgia di Conti. Il Benevento dal canto suo concede poco o nulla. Il 4-3-3 di De Zerbi si camuffa in 4-5-1 quando la palla ce l’hanno i nerazzurri, con Lombardi e D’Alessandro disciplinati nell’abbassarsi in copertura. Ciciretti è infortunato, il compito di offendere è delegato al solo Armenteros, tutt’altro che uno sprovveduto, a dirla tutta: lo svedese al 22’ mette i brividi a Berisha con un bel sinistro, poi al 40’ chiama a un intervento complicato il portiere albanese con un’incornata su cross di Del Pinto. All'intervallo De Zerbi è costretto al cambio, con Puscas che rileva proprio Armenteros (stomaco).

CAMBI — Anche Gasp a inizio ripresa cerca risorse dalla panchina: dentro a ruota Ilicic e Petagna, col passaggio al 4-2-3-1. Le occasioni nerazzurre però sono tutte da palle sporche, come al 20’ quando dopo una mischia su corner Gomez inventa per Masiello, che da due passi in spaccata non centra la porta. Il ritmo cala, l’Atalanta pure, ma dal cilindro del campionato spunta il coniglio di coppa: al 30’ Cristante riceve da Ilicic e dai 20 metri piazza la palla all’angolo dove Brignoli non riesce ad arrivare. Ottavo gol stagionale per il centrocampista nerazzurro, trasformato da Gasperini in capocannoniere della squadra. La reazione degli ospiti è inesistente, l’Atalanta porta a casa una vittoria in campionato che mancava da un mese e due giorni (25 ottobre, 3-0 al Verona). Senza la sbornia di coppa, ma con un brodino salutare per la classifica. La stessa dove ormai il Benevento, dopo il 14esimo k.o. di fila (aggiornare il triste primato, grazie), sembra destinato a restare sul fondo.

Marco Guidi

Fonte: Gazzetta dello Sport
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28/11/2017 16:40

SERIE A 2017/2018 14ª Giornata (14ª di Andata)

25/11/2017
Bologna - Sampdoria 3-0
Chievo - Spal 2-1
Sassuolo - Hellas Verona 0-3
Cagliari - Inter 1-3
26/11/2017
Genoa - Roma 1-1
Milan - Torino 0-0
Udinese - Napoli 0-1
Lazio - Fiorentina 1-1
Juventus - Crotone
27/11/2017
Atalanta - Benevento 1-0

Classifica
1) Napoli punti 38;
2) Inter punti 36;
3) Juventus punti 34;
4) Roma(*) punti 31;
5) Lazio(*) punti 29;
6) Sampdoria(*) punti 26;
7) Milan, Bologna e Chievo punti 20;
10) Atalanta e Torino punti 19;
12) Fiorentina punti 18;
13) Cagliari punti 15;
14) Udinese(*) e Crotone punti 12;
16) Sassuolo punti 11;
17) Genoa e Spal punti 10;
19) Hellas Verona punti 9;
20) Benevento punti 0.

(*) Sampdoria, Roma, Lazio e Udinese una partita in meno.


(gazzetta.it)
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02/12/2017 00:14

Roma-Spal 3-1: Dzeko, Strootman e Pellegrini in gol, Viviani accorcia

Tutto facile per i giallorossi, in 11 contro 10 per l'espulsione di Felipe dopo 11 minuti:
Schick entra nella ripresa e l'Olimpico riabbraccia Emerson


La Roma dimentica il pareggio di Genova con tre schiaffi alla Spal: Dzeko, Strootman e Pellegrini lanciano Di Francesco aspettando Napoli-Juventus, in una partita fortemente condizionata dall'espulsione di Felipe dopo 11 minuti di gioco. La rete di Viviani conta solo per le statistiche, Semplici ha visto scorrere davanti agli occhi una partita a senso unico.

IL VAR — L'episodio chiave arriva all'11', il rosso a Felipe. È la prima volta che la Roma sfrutta il Var in suo favore. Già, perché l'arbitro Abisso aveva in un primo momento solo ammonito Felipe, reo di aver atterrato Dzeko lanciato a rete, anche se in posizione defilata. Poi l'arbitro, tramite l'ausilio del replay, cambia la decisione: cartellino rosso e partita ancora di più a senso unico. E pensare che era stata la Spal a sfiorare per prima la rete, al 4', con un colpo di testa alto di Paloschi a centro area, ben servito da Lazzari. In inferiorità numerica Semplici ridisegna così la squadra: difesa che passa a 4, con Lazzari terzino destro e Rizzo a sinistra e Bonazzoli che scala in fascia destra in mezzo al campo, per un 4-4-1. Cambio momentaneo, perché al 20' Mora sostituisce lo stesso Bonazzoli, piazzandosi a centrocampo. La Roma però era già passata in vantaggio al 19': El Shaarawy - che al 12' si era visto deviare in angolo una conclusione da Gomis - serve perfettamente in profondità Dzeko, che controlla e di sinistro si sblocca con l'aiuto del palo. In campionato il bosniaco non segnava dal primo ottobre, due mesi esatti di astinenza. Al 24' il centravanti sfiora anche il raddoppio, di testa su angolo d Kolarov. Si gioca a una sola metà campo. Al 25' Gomis fa il miracolo su testa di Manolas, al 30' è ancora Dzeko a girarsi bene dal limite dell'area, ma il sinistro è di poco largo. Al 32' la Roma raddoppia: respinta di Gomis su conclusione di Pellegrini, altro gioiello di El Shaarawy che con il tacco serve Strootman, l'olandese vince il rimpallo e scarica il sinistro sotto la traversa, per il primo gol stagionale. Ancora Roma, ancora Dzeko: al 36' il bosniaco manca la deviazione su tiro di Kolarov, al 37' si divora il 3-0 su retropassaggio sciagurato di Rizzo, ma si fa ipnotizzare da Gomis in uscita. In chiusura di primo tempo pericoloso il turco Under - preferito dal 1' a Schick - che esalta le doti di Gomis dopo un sinistro a giro sul primo palo.

ECCO SCHICK — Il secondo tempo inizia ancora con la Roma in proiezione offensiva. Al 4' Dzeko è egoista nel cercare la conclusione dal limite - bloccata da Gomis - invece di servire Pellegrini. Il centrocampista si rifà 4' più tardi: all'8' arriva anche il suo primo gol in maglia giallorossa, con un inserimento da dietro che lo porta a colpire di testa su cross di Kolarov. Al 9' però la Spal si conquista un rigore: ingenuo Manolas a cinturare Mora in area. Batte l'ex Viviani e trasforma spiazzando Alisson, ma Abisso fa ripetere l'esecuzione. A quel punto Viviani cerca il cucchiaio, Alisson devia sulla traversa, Pellegrini liscia il rinvio e lo stesso Viviani a quel punto ribadisce in rete per il 3-1. Di Francesco sostituisce prima Gonalons (più volte a rischio secondo giallo) per Gerson, poi al 19' lancia in campo Schick al posto di Under. Siamo al minuto 24' quando Kolarov, dopo un'azione travolgente della Roma sulla sinistra, scarica in porta una conclusione che Gomis respinge ancora. Un minuto più tardi è El Shaarawy a mancare un facile tap-in dopo l'assistenza di Florenzi. Al 30' è il momento del rientro in campo di Emerson, fuori dal 28 maggio per la rottura del crociato. La partita scorre via senza grandi sussulti, Semplici concede minuti a Borriello al posto di Paloschi. Risultato non in discussione, c'è tempo per Schick che al 34' si divora il 4-1 con un colpo di testa fuori. Doppia chance Roma al 39': prima Gomis devia sulla traversa una punizione di Pellegrini, poi sul successivo corner Schick devia di testa ma Gerson spedisce alto il tap-in dall'area piccola. Ce n'è abbastanza, per un match mai in discussione.

Davide Stoppini

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02/12/2017 00:20

Napoli-Juventus 0-1: decide Higuain su assist di Dybala.
Allegri a -1 da Sarri

Al 13' gran contropiede di Dybala per il Pipita che non sbaglia.
Poi i bianconeri concedono poco agli azzurri


E alla fine sorride sempre lui, Gonzalo Higuain, con quella faccia un po' così, tra lo strafottente e il soddisfatto. La mano che ha tenuto in apprensione i tifosi della Juventus non ha impedito all'attaccante argentino di segnare la terza rete al San Paolo da juventino. Che lo fischino pure: lui risponde coi gol. Questo poi è pesantissimo, perché permette alla Signora di accorciare le distanze dalla capolista Napoli: -1. Colpo grosso a casa del nemico, cui stavolta il bel gioco e il possesso palla non bastano per evitare la sconfitta, per di più con il Pipita operato alla mano sinistra lunedì scorso (e in campo con una fasciatura), senza Mandzukic (out per un problema al polpaccio nell'ultimo allenamento) e con Cuadrado e Bernardeschi acciaccati.

PIPITA E DOPPIO BUFFON — Dopo le innumerevoli prove della vigilia, Allegri sceglie un inedito 4-2-3-1 (che in fase di non possesso diventa 4-4-2) con Matuidi esterno sinistro e De Sciglio e Asamoah sulle fasce. Out Barzagli. Sarri risponde con Mario Rui a sinistra e il solito tridente di piccoletti, Callejon, Mertens, Insigne. Il Napoli pressa e spinge, anche se dal punto di vista atletico non pare al top, la Juventus si difende e aspetta, con l'obiettivo di ripartire e colpire in contropiede. E infatti ci riesce al 13', quando Douglas Costa va a prendersi il pallone lontanissimo e serve Dybala; l'argentino dopo una grande azione palla al piede vede il taglio di Higuain e lo serve: destro e mano sull'orecchio per rispondere ai soliti e ripetuti fischi (in partita e durante tutto il riscaldamento) dei suoi ex tifosi. La Signora ha l'occasione del raddoppio poco dopo, su angolo, ma il tiro al volo di Benatia è alto. Il Napoli cerca il pareggio con Insigne: per lo scugnizzo azzurro due tiri in sequenza, il primo su gentile omaggio di Chiellini (rinvio sbagliato), il secondo di testa su corner. In tutte e due le occasioni i guantoni di Gigi ci mettono una pezza.

ATTACCO E DIFESA — Il Napoli non ci sta e inizia il secondo tempo all'arrembaggio, costringendo la Juve a difendersi con tutti i suoi mezzi. C'è ancora Buffon su un tiro insidioso di Insigne, mentre la bordata di destro di Callejon va fuori di poco. La Juve pensa più a gestire che a giocare, però quando arriva in zona Reina è sempre pericolosa. Come con Matuidi, che su gran palla di Pjanic tira bene ma addosso al portiere. Intanto Allegri aggiunge fisicità e freschezza con Marchisio e Cuadrado, mentre Sarri inserisce Zielinski. Il più pericoloso dei napoletani resta Insigne, che prima di essere sostituito da Ounas a causa di un infortunio, intorno alla mezzora ci riprova con un diagonale di sinistro (fuori) e subito dopo viene anticipato da Buffon. Niente da fare, la Juventus sbanca il San Paolo e il Napoli ora sente il fiato sul collo. Il campionato così diventa ancora più bello.

Fabiana Della Valle

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02/12/2017 23:22

Torino-Atalanta 1-1: Ilicic risponde a N'Koulou, Belotti ancora all'asciutto

Il difensore porta avanti i granata con un colpo di testa,
lo sloveno entra e cambia volto alla gara: Miha e Gasp sempre a braccetto



In scena al Grande Torino lo spareggio per l’Europa, occasione ghiotta per i granata per mettere luce in classifica con i nerazzurri di Bergamo prima di Lazio e Napoli. Doveva vincere il Toro per scacciare la pareggite, una sola vittoria nelle ultime nove prima dell’anticipo di questa sera, e ridare fiato alle speranze europee di classifica. Non c’è riuscito per un secondo tempo a favore degli ospiti, con l'Atalanta che ha cambiato volto con l’ingresso di Ilicic.

NIENTE FESTA — Compleanno amaro, 111 anni dalla fondazione per il club granata per una classifica che non decolla, anzi. Otto pareggi in 15 partite, peggio ancora, una sola vittoria contro il Cagliari il 29 ottobre nelle ultime 10 gare. Se il Toro è questo addio sogni d’Europa, tanto più in vista di due gare contro le prime della classe, Lazio e Napoli i prossimi impegni. L’Atalanta non è dispiaciuta. Ben messa in campo nei primi 45’ senza però mai dare l’impressione di cedere, meglio quando ha iniziato a giocare nella ripresa. Il Toro in verde per onorare la Chapecoense nel primo anniversario della scomparsa della squadra brasiliana, Gasperini meno nero del solito per i risultati dei suoi fuori casa (nessuna vittoria, terzo pareggio e 4 sconfitte).

BOTTA N'KOULOU... — L’Atalanta recupera Spinazzola dopo tre gare di stop per infortunio, ma deve fare a meno di De Roon, Mihajlovic alla fine lascia in tribuna Niang e Bonifazi. Dopo solo 15’ cambio forzato tra i granata per l’infortunio muscolare di Ansaldi, sostituito da Barreca. La gara in avvio è senza scossoni: Spinazzola che si annulla nella marcatura di Iago Falque, Caldara fa buona guardia, anche in modo rude, su Belotti. Il Torino si affida al solito movimento di Falque, il più reattivo ed imprevedibile dei granata ed alle giocate di Ljajic che su calcio piazzato al 24’ sfiora il gol. Al 34’ Berisha salva su un inserimento di Obi. Si deve accontentare di tirare un paio di calci d’angolo il Papu Gomez versione biondo platino, ed una conclusione nel finale di tempo tra le braccia di Sirigu. Il Toro la sblocca da calcio d’angolo nel recupero, al 46,’ con il primo gol in granata di N’Koulou su cross di Ljajic.

... RISPOSTA ILICIC — Ripresa più pimpante con il Toro che manca il raddoppio con Ljajic e l’Atalanta che un minuto dopo, al 5’ manca con Petagna la deviazione sotto rete. Al 9’ Ilicic, entrato nella ripresa al posto di Kurtic, trova il pareggio. L’attaccante, servito sul filo del fuorigioco da Petagna, batte Sirigu con la difesa granata immobile. I padroni di casa accusano il colpo e rischiano di andare sotto al 13’, tiro di Petagna ma Sirigu è ben piazzato. Ancora Ilicic, il più pericoloso dei bergamaschi, manca la deviazione sotto rete al 24’. Forze fresche verso la mezz’ora, fuori Petagna, dentro Cornelius per l’Atalanta, una punta in più per il Toro con Boyè al posto di Obi, 4-2-3-1 il modulo. Al 31’ tocca a Berisha il miracolo su diagonale di Belotti. Nel finale il fuorigioco salva il Torino dopo un’uscita da rigore di Sirigu sui piedi del Papu. Al minuto 71’ lo stadio Grande Torino ha tributato un lungo applauso a ricordo delle 71 vittime della tragedia aerea della Chapecoense.

Francesco Bramardo

Fonte: Gazzetta dello Spost
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03/12/2017 18:26

Benevento-Milan 2-2:
il portiere Brignoli segna al 95',
primo punto in A

Gattuso debutta con un pari clamoroso:
Brignoli di testa segna all'ultima azione e regala un risultato storico ai suoi,
ai rossoneri non bastano Bonaventura e Kalinic. Espulso Romagnoli


Rampulla, spostati. Il nuovo mito dei portieri in libera improvvisazione, il nuovo simbolo degli uomini in lotta con la banalità – perché restare in porta quando tutto sembra crollare? – è Alberto Brignoli da Trescore Balneario (Bg), portiere del Benevento di proprietà della Juve. Al minuto 50 del secondo tempo, con il Milan avanti 2-1, è andato nell’altra area e ha girato in porta il 2-2 da attaccante: gol a Gigio Donnarumma, un collega da 60 milioni e notorietà planetaria. Questa fa il giro del mondo, in giornata la vedranno a Sydney, a Mosca, a San Francisco. Cinque minuti dopo, quando lo speaker urla, “risultato finale Benevento-Milan 2-2”, lo stadio ancora non ci crede. Il Benevento ha fatto il primo punto della sua vita in Serie A, nel modo più originale del mondo. Il Milan invece torna a casa incredulo: i gol di Bonaventura e Kalinic, forse rinati dopo mesi di difficoltà con la prima partita di Gattuso, così servono a poco.

IL MILAN DI GATTUSO — Tutto strano, ma meritato. La partita infatti aveva mandato un messaggio da Benevento a Pomigliano d’Arco, distanza 41 chilometri: non è più il Milan di Montella. Se questo sia il Milan di Gattuso - e se tutto questo sia un bene o un male - non è ancora chiaro, ma di sicuro la squadra è diversa. Non necessariamente migliore o peggiore, diversa. Hanno segnato Bonaventura e Kalinic, entrambi in fase decisamente scura negli ultimi tempi con l’allenatore-Aeroplanino, e il Milan ha giocato una partita molto più difensiva del previsto. Molto meno possesso rispetto alle abitudini, tanto aiuto reciproco come piace a Gattuso e qualche momento di sofferenza sia in undici sia nell’ultimo quarto d’ora più recupero, quando Mariani ha espulso Romagnoli per doppia ammonizione. Gattuso in difesa è passato immediatamente a quattro, poi addirittura a cinque quando ha scelto Zapata per Suso. L’uomo è concreto e non si fa problemi se gli ultimi cinque minuti diventano un assedio del Benevento, che altri allenatori delle grandi non tollererebbero.

I TRE GOL — Il Benevento, appunto. De Zerbi comincia con un abbraccio riappacificante con Gattuso e chiude col sorriso. Anzi, forse ha addirittura dei rimpianti. Un po’ per un paio di occasioni mancate, un po’ per la natura dei gol. Il primo è episodico e, banalmente, nasce da una rimessa laterale di Borini. Kessie fa la cosa che gli riesce meglio in questi tempi grami: difende palla e vince un duello col fisico sulla linea di fondo, poi scucchiaia da destra oltre la difesa per Bonaventura. Jack tira due volte di testa in due secondi: il primo tiro finisce a metà tra Kalinic e Brignoli, che si contendono la palla col risultato di scatenare un rimpallo. Quando un difensore allontana, Bonaventura è al posto giusto per il secondo tentativo, quello buono. Il secondo gol è da distrazione. Angolo per il Milan da destra, la palla va a Bonaventura che crossa e Kalinic, dimenticato dalla difesa, firma il bigliettino per i ringraziamenti e appoggia in porta. In mezzo, il pareggio durato sette minuti. Altro angolo, questa volta da sinistra, tiro fortissimo di Letizia da lontano e tap-in di Puscas, attaccante prestato dall’Inter, dopo la bella parata di Donnarumma. Un mezzo gol da derby.

LA PARTITA — Il resto è calcio di lotta, con un Milan povero di idee offensive, Montolivo e Kessie in buona giornata, Suso molto opaco. Nel complesso, una partita mediocre. I primi 35 minuti sono una pubblicità ai lunghi sabati sera con amici, quelli con rientro assonnato alle 6 di mattina: dormite pure fino all’una, tanto nell’anticipo succede pochino. Il Milan è ordinato ma offensivamente quasi nullo, così il Benevento spesso fa la partita. De Zerbi deve aver pianificato attacchi laterali, alle spalle di Borini e Rodriguez, perché dall’inizio cerca D’Alessandro e Parigini con lanci lunghi. Il piano ha un senso perché Donnarumma rischia un paio di volte su altrettanti cross da destra. Parigini al 21’ libera con una sponda Memushaj, che calcia fuori, e al 32’ fa fare la stessa fine a una palla extra lusso di D’Alessandro. Gattuso un po’ si agita ma nel complesso trova il modo di stabilizzare la partita, con un paio di chiusure di Bonucci e dieci uomini a difendere in alcuni momenti del secondo tempo. Sembra la prima partita di una nuova epoca, invece sarà ricordata come un mondo a parte: il pomeriggio in cui Brignoli ha segnato a Donnarumma.

Luca BIanchin

Fonte: Gazzetta dello Sport
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